Frate Rufino (accoglienza)

Capitolo VI: la Vergine Maria, l'umile serva del Signore

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Vierge MarieNon è un caso il fatto di aver integrato il nome di Gesù nel titolo di questo capitolo dedicato alla Vergine Maria. Vedremo, infatti, che la Vergine Maria è inseparabile dal suo divin Figlio. Poco a poco scopriremo le tre componenti fondamentali della mariologia : la missione unica di Maria, ossia quella di essere Madre della Parola (il Verbo fatto carne), del pane vivo disceso dal cielo per la salveza degli uomini ; i singolari privilegi di Maria, l’Arca virginale più preziosa di quella che conteneva la manna e le tavole della legge ; infine, il culto o la venerazione eccezionale dovuti a quest’arca.

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LA DONNA CORONATA DI STELLE

Questo « cantico » di Tobia sembrava rivolgersi alla città di Gerusalemme. In verità, si rivolge alla nuova Gerusalemme celeste che comincia in Maria, la Madre di Gesù. Maria, il nuovo tabernacolo, la Santa dei santi, la stella che riconduce i dispersi all’Altissimo, la Corredentrice che, nei secoli dei secoli, si rallegra di essere la Madre dei salvati. Vierge Marie ApocalypseQuesto è il vero cantico della Corredentrice.

Colui che vuole ascoltare e seguire il Vangelo deve prendere sul serio, come tutto il resto, le numerose scene in cui Maria appare. E deve voler riunire realmente i tasselli dispersi del mosaico per veder brillare l’immagine totale di Maria, della sua persona e della sua funzione. Ma l’immagine che appare in una tale visione d’insieme non è isolata in se stessa, ma rinvia costantemente in tutte le sue parti e da ogni punto di vista a Cristo ed alla Chiesa. Ne consegue che ogni forma di pietà Mariale, se vuole essere cattolica, non deve mai isolarsi,

ma deve sempre essere inserita ed orientata in senso cristologico (e trinitario) ed ecclesiologico. San Giovanni ha meravigliosamete indicato questo processo in questo modo : nel suo Vangelo, non nomina mai Maria col suo nome, ma è chiamata « la Madre di Gesù ». Ella ha, per cosi’ dire, abbandonato tutto cio’ che è personale, per essere soltanto a disposizione di Gesù. *   Cardinale Joseph Ratzinger, Hans Urs Von Balthasar ( per questo § e per l’ultimo paragrafo di questo capitolo intitolato « testimoniamo alla vergine Amria un amore fervente »), Maria Prima Chiesa, Médiaspaul & Edizioni Paoline, 1987, p. 62 e 13. Nota : trattandosi di estratti, qualche ritocco dei testi originali si è reso necessario per inserirli armoniosamente nell’insieme del capitolo. Cio’ vale anche per altri riferimenti indicati in questo capitolo, senza che torniamo a precisarlo ulteriormente.

Noi tenteremo, quindi, di riunire i tasselli dispersi del mosaico, cominciando da qualche passaggio dell’Antico Testamento e finendo con l’Assunzione della Vergine.

La donna del protovangelo

Maria è stata annunciata da Dio in cio’ che viene chiamato protovangelo. Quest’annuncio è fatto immediatamente dopo la caduta dei nostri progenitori. Il Creatore si rivolge al serpente infernale in questi termini : « ... Io porro’ inimicizia tra te e la donna, fra la tua discendenza e la sua ; egli ti schiaccerà il capo e tu la insidierai al calcagno » (Gn 3 15). Potremmo considerare che l’ostilità di cui è questione riguardi il serpente e l’intera popolazione femminile. Ora, questa eventualità deve essere scartata in ragione del seguito del testo nella versione ebraica della Bibbia, in cui lo stesso genere cambia : « Egli ti schiaccerà il capo » e non « Ella ti schiaccerà il capo ». Il testo annuncia già il futuro Salvatore, Gesù. A causa della nascita di questo salvatore, che arriverà grazie ad « una » donna, vi sarà ostilità tra il serpente e « questa » donna. La donna in questione è Maria, Madre del Salvatore. In tal modo, quindi, insieme con il Messia, è implicata sua madre. Leggiamo nell’Epistola di San Paolo ai Romani : « Come infatti per la disobbedienza di un solo uomo (Adamo) gli altri furono costituiti peccatori, cosi’ per l’obbedienza di uno solo (Gesù Cristo) gli altri sono costituiti giusti » (Rm 5 19). Non è audace aggiungere a questo testo : come il male è entrato nel mondo da una donna (Eva), è giusto che sia grazie ad una Donna (Maria) che il bene vi entri nuovamente. E sappiamo come farà : con l’obbedienza assoluta. La purezza assoluta. L’umiltà assoluta. Poichè grande è colei che fa la volontà di Dio. E’ per questo che Maria è grande.

La profezia di Isaia sulla vergine Madre dell’Emmanuele

Vierge Marie Isaïe

Al posto del termine « giovane donna », la traduzione greca porta : « la vergine », precisando in tal modo il termine ebraico (‘almah) che designa sia una ragazza, sia una giovane donna recentemente sposata, senza esplicitare di più. Ma il testo della versione greca dei Settanta è una preziosa testimonianza dell’interpretazione ebraica antica, che sarà consacrata dal Vangelo di Matteo : « Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio e lo chiameranno Emmanuele, che significa – Dio con noi - » (Mt 1 23).

La profezia di Isaia sulla « radice di Jesse »

« Un virgulto sorgerà dal tronco di Jesse e un pollone verrà su dalle sue radici » (Is 11 1).

Questo poema messianico precisa alcuni tratti essenziali del Messia che deve venire, in particolare che è di discendenza davidica, essendo David il figlio di Jesse). Questo virgulto che sorge dal tornco di Jesse non è altro che Maria. Approfittiamo di questo passaggio per soffermarci qualche istante sulle due genealogie di Cristo che si trovano nei Vangeli, l’una proveniente dal Vangelo di Matteo *  Mt 1 1-17 e Lc 3 23-38. Notiamo per inciso che Matteo insiste sul numero di quattordici generazioni di cui ciascun gruppo è composto : « Il totale delle generazioni è : da Abramo a David, quattordici generazioni ; da David alla deportazione di Babilonia, quattordici generazioni ; dalla deportazione di Babilonia a Cristo, quattordici generazioni. » Pare che questo numero sia mantenuto volontariamente, siccome è multiplo del numero sette che esprime la piezza. « Volontariamente », poichè per arrivare al numero quattordici, è stato necessario sopprimere il nome di qualche personaggio « meno importante » storicamente, di coloro che fanno parte della genealogia. Facciamo un esempio : se Pietro genera Remo, che genera Michele, il quale genera Giuseppe, l’ultimo della lista potrà presentare il suo albero genealogico nel modo seguente : Pietro genero’ Giuseppe, saltando in tal modo due generazioni. Nella genealogia di Luca, ogni gruppo di nomi è, ugualmente, un multiplo di sette : 21 nomi nel primo, nel secondo e nel quarto gruppo ; 14 nomi nel terzo gruppo. Per lo stesso motivo di « arrangiamento numerico », non si trova Gioacchino, padre della Vergine Maria, nel primo gruppo di 21. e l’altra dal Vangelo di Luca (a te che leggi queste righe, noi ti invitiamo a leggerle immediatamente, al fine di poter apprezzare il commento che segue).

Come possiamo constatare, le due genealogie presentano qualche differenza.

Due elementi essenziali sono messi in rilievo nel testo di Matteo : innanzitutto, la discendenza si fa da parte maschile ; è evidente che questa genealogia è quella di Giuseppe e non di Maria (Giacobbe genero’ Giuseppe). Il testo si cura di dirci che Giuseppe, discendente di David, è il padre legale di Gesù ed è questa paternità legale che conferisce i diritti ereditari, qui quelli della discendenza Davidica e Messianica ; inoltre Giuseppe, padre legale di gesù, non è suo genitore, perchè, se cosi’ fosse stato, Matteo avrebbe terminato con « Giuseppe genero’ Gesù da sua moglie Maria », come per le citazioni delle quattro donne precedenti. Invece non è cosi’. Al contrario, Matteo precisa : « Giacobbe genero’ Giuseppe, sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù ». Maria è la Madre di Gesù, ma Giuseppe è « solo » il padre virginale di Gesù. Quindi non è intervenuto nella sua concezione, come sarà precisato dal seguito del testo di Matteo.

La comparazione della genealogia di Matteo con quella di Luca pone qualche difficoltà *   Sottolineiamo l’umile reazione di Sant Agostino, per cui le differenze tra le due genealogie sarebbero rimaste un mistero : « Non capisco ! » avrebbe detto. Possiamo fare nostra questa umile reazione di uno dei Padri della Chiesa quando incontriamo delle difficoltà a capire alcuni testi della Scrittura. Non cerchiamo mai di trarre delle conclusioni che testimonierebbero di un orgoglio di bassa lega, del tipo : « San Luca ha scritto degli episodi di riempimento riguardo l’infanzia di Cristo… » ma chiediamo al Signore di aiutarci rendendo per noi luminosa la sua Parola, affinché possiamo meglio viverla. . La prima è discendente, mentre la seconda è ascendente. Inoltre, la genealogia di Luca rimonta fino ad Adamo, e pure fino a Dio, ed è molto più lunga della precedente : 77 nomi, secondo la stima più corrente. Ma la difficoltà maggiore è che, da David a Giuseppe, quasi tutti i nomi differiscono da una parte e dall’altra ! Mentre Matteo riunisce Gesù a Giuseppe, padre legale di Gesù, e mostra in questo modo che Gesù appartiene alla dinastia davidica, Luca arriva allo stesso risultato riportando l’albero genealogico di… Maria. Per conseguenza, non avendo padre umano, non è forse solamente tramite Maria che Gesù è « della razza di David », come viene anche precisato dalla grande profezia del capitolo 7 di Isaia, ossia, è solo tramite sua madre che l’Emmanuele è il David messianico promesso ? A queste condizioni, è assolutamente normale che le due liste genealogiche di Matteo e di Luca differiscano quando si va da David a Gesù. Non ci si puo’, quindi, accontentare di riunire Gesù alla dinastia Davidica attraverso il vincolo legale (cioè attraverso Giuseppe) *   Estratti da P. André Feuillet, P.S. Sulp., Il Salvatore Messianico e Sua Madre nei racconti dell’Infanzia di San Matteo e di San Luca, Divinitas, Gennaio 1990, p. 25 e s.. Padre Feuillet precisa a pagina 27 : « Questa maniera di vedere è appoggiata da solidi argomenti. Innanzitutto, ci sono delle buone ragioni di considerare come una parentesi « Gesù essendo figlio, come si pensava, di Giuseppe » , nel versetto 23. Se in greco, la parola « Giuseppe è qui privata dell’articolo (tou), è per sottolineare che egli non fa parte della lista genealogica. Invece questa comprende tutti i nomi che seguono ; coordinati gli uni agli altri, dipendono tutti dalla parola « figlio » (huios) del v. 23 e sono precedute dall’articolo (tou) con, per primo, il nome Héli (tou Heli). Bisogna capire : « Gesù essendo figlio, come si pensava, di Giuseppe, ma essendo in realtà figlio di Héli, figlio di Matthat » etc. ndlr : se Giuseppe fosse stato mantenuto nel primo gruppo di nomi, si sarebbero ottenuti 22 nomi nella genealogia, e non più 21, multiplo di 7 (vedi nota sopra). , anche se pure Giuseppe è discendente di David.

Un altro argomento, tratto dalla liturgia *   E conferma l’affermazione : Lex orandi, lex credendi (la legge della preghiera è la legge della fede). , conferma l’origine davidica di Maria. Cosi’ cantiamo nel primo versetto dei secondi vespri dell’otto settembre :

« Nativitas gloriosae, Virginis Mariae, ex semine Abrahae, ortae de tribu Juda, clara ex stirpe David » (E’ la natività della gloriosa Vergine Maria, della razza di Abramo, sorta dalla tribù di Giuda e dell’illustre famiglia di David).

Cosi’ la Vergine è certamente la discendente di David, come lo aveva profetizzato Isaia 700 anni prima della venuta di Gesù Cristo.

La profezia di Geremia sulla donna che circonderà l’uomo

Généalogie Jésus-Christ

Nel giardino dell’Eden, l’umanità si è allontanata dal suo Creatore. In questa profezia di Geremia il testo, in cui il verbo ebraico significa « circondare », « girare intorno », « ricercare », esprime la ripresa delle relazioni di amore tra Israele e il suo sposo, il Signore. La Vulgata ne ha accentuato la portata messianica attraverso la traduzione : « la donna circonderà l’uomo » che evoca la concezione virginale di Cristo. *   Questa interpretazione mariologica della profezia di Geremia è stata proposta da San Gerolamo, San Bernardo, San Tommaso, San Bonavventura, Sanzio, Sa, Cornelius Lapidus, Van Est, Menochio, Tirinus ; e recentemente, da Scholz, Meignan, Knabenbauer, Fillion, Reischl, Arndt, Herme, Closen S.J. (vedere Verbum Domini, 1936, p. 295-304).

La Sposa del Cantico dei Cantici

Il Cantico dei Cantici, ossia il cantico sublime, canta in un seguito di poemi il mutuo amore di un Amato e di un’Amata, che si uniscono e si perdono, si cercano e si trovano. L’Amato è chiamato « re » e « Salomone » ; l’Amata, « Sulamita ». L’interpretazione tradizionale intende questo Cantico come l’amore di Dio per Israele e quello del popolo per il suo Dio. Ne consegue che questa prima relazione di grazia e di amore si sviluppa tra Cristo e la sua Chiesa (Chiesa, sposa di Cristo) e tra Cristo e ciascuna delle anime. Questa relazione è idealmente espressa e resa perfetta da Maria con il Cristo e da Maria con Dio. Riporteremo qui alcuni passaggi che si applicano alla Vergine *   Invitiamo il lettore desideroso di approfondire il Cantico dei Cantici a leggere la seguente opera : André Feuillet, Come leggere il Cantico dei Cantici. Studio di teologia biblica e riflessioni su un metodo di esegesi, Edizioni Pierre TEQUI 1999., in cui si scopre questa relazione amorosa a cui tutti siamo invitati :

Vigne

Anna e Gioacchino, genitori della Vergine Maria

I quattro evangelisti canonici non ci dicono niente su questi due grandi santi, Sant’Anna e San Gioacchino. Abbiamo conoscenza della loro esistenza grazie a tre Vangeli Apocrifi *   I vangeli apocrifi contengono alcuni passaggi che possono derivare dalla tradizione primitiva e completano i dati del Vangelo.. Le rappresentazioni artistiche che troviamo nelle chiese, pitture o sculture, per citare solo queste, Anne et Joachimrappresentano sovente Sant’Anna e San Gioacchino come persone anziane. Avrebbero quindi avuto la gioia di concepire Maria in età avanzata, come Abramo e Sara che hanno avuto Isacco in età avanzata o come, più tardi, Santa Elisabetta, che concepirà il Battista quando sarà già nella sua vecchiaia. Nonno di Gesù, Gioacchino aveva sposato la sapienza di Dio chiusa nel cuore della donna giusta. Attesero e sperarono tutta la vita di avere un figlio, ed ecco che nella loro vecchiaia ricevettero da Dio una bimba : Maria.

La Chiesa onora Anna e Gioacchino per ricordarci questa condotta cosi’ misteriosa di Dio nei confronti dell’umanità. Ha voluto salvare gli uomini facendosi uno di noi, assumendo la nostra condizione umana, entrando nel tempo e nello spazio. E’ il mezzo che ha scelto preferendolo a tutti gli altri per farci comprendere l’intimità che desidera avere con noi ed alla quale noi siamo chiamati. Sant’Anna e San Gioacchino sono il modello degli sposi fedeli che, vivendo come dei giusti davanti a Dio, sono attenti a realizzare al meglio la sua volontà e attendono nella fede e nell’ardore la pienezza della manifestazione del Signore. In tal modo cooperano all’azione della grazia nel cuore dei loro figli, insegnando loro a credere, a rispettare e ad amare. *   Messale EPHATA, libreria Arthème Fayard, 1988, t. 3, p. 1696.

L’Immacolata Concezione

La bambina che Anna e Gioacchino mettono al mondo beneficia di una grazia eccezionale, di una grazia unica dopo il peccato dei nostri progenitori : quella di essere Immacolata Concezione. Il curato di Lourdes chiedeva a Bernadette SOUBIROUS dopo una delle apparizioni di cui lei aveva beneficato : « Sai che cosa significa Immacolata Concezione ? » La povera bambina rispondeva « no ! ». Allo stesso modo, cerchiamo anche noi di rispondere alla domanda del curato di Lourdes.

Adamo ed Eva avevano ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutta la natura umana : cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana che essi trasmettono in una condizione decaduta. Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l’umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato « peccato » in modo analogico : è un peccato « contratto » e non un peccato « commesso », uno stato e non un atto *   CEC 404. Il Battesimo, donando la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo l’uomo verso Dio ; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell’uomo e lo provocano al combattimento spirituale. *   CEC 405

Senza una volontà divina speciale, Maria nata da un uomo e da una donna uniti in matrimonio secondo la legge della natura, non sarebbe stata diversa dalle altre creature nate dalla radice contaminata di Adamo. Avrebbe avuto il suo posto nella grande stirpe dei « giusti » come molti altri dell’Antico Testamento, ma niente di più. Maria, invece, in virtù di una grazia eccezionale, è stata preservata da quest’eredità di Adamo ed Eva. Questa grazia porta un nome : redenzione preservativa. Infatti, esiste una doppia Redenzione : quella che libera dal peccato in cui uno è caduto, grazie ai meriti che risultano dalla redenzione compiuta, e quella – di gran lunga superiore – che preserva dal cadere nel peccato, in previsione della Redenzione futura. La prima è chiamata Redenzione liberativa : è comune a tutti i discendenti di Adamo in maniera ordinaria. La seconda, Redenzione preservativa, è propria ed esclusiva alla Vergine Maria. Cosa curiosa : numerosi ed insigni teologi medioevali (tra cui San Tommaso d’Aquino e San Bonavventura) intendevano per Redenzione, o salvezza, solamente la Redenzione che libera dal peccato. *   Gabriel M. ROSCHINI O.S.M., La Vergine Maria nell’opera di Maria Valtorta, edizioni M.Kolbe e edizioni Pisani 1984, p. 270. Quindi, non potevano immaginare Maria Immacolata Concezione. Tuttavia, un altro teologo medioevale, Jean DUNS SCOT (ofm,  1308), darà il suo fondamento teologico ad una devozione che aveva cominciato ad espandersi in Irlanda, in Scozia ed in Inghilterra nell’XI secolo, sotto l’influenza della Chiesa orientale, senza che Roma intervenisse per vietare questa devozione. Si trattava della Concezione di Maria. Ecco i testi essenziali dell’analisi di SCOT sull’Immacolata, nella nudità e nel rigore dell’argomentazione *   Questo pensiero centrale di Jean DUNS SCOT è estratto da una conferenza data a ORSAY il 27 novembre 1993 da Fr. Francis DE BEER, ofm, La Dame selon le Cœur de Dieu, conferenza trascritta in un opuscolo pubblicato da C.A.T., -Istituto St André, p. 15 et 16. :

La Mediazione perfetta di Cristo

Il mediatore più che perfetto, esercita l’atto più perfetto possibile di mediazione nei confronti della persona che vuole fare beneficiare del suo atto. L’Uomo Gesù Cristo, essendo l’Unico e perfetto mediatore tra Dio e gli uomini (come dice San Paolo), ha quindi esercitato l’atto più che perfetto di mediazione nei confronti di questa persona di cui è il mediatore. E l’atto di mediazione più che perfetto fu da Egli compiuto nei confronti di MARIA. E l’atto più perfetto fu, non il liberarla dal male, ma il preservarla dal male. Quindi Cristo ha meritato di preservare MARIA dal peccato originale. SCOT spiega in effetti che è un beneficio più grande il fatto di preservare qualcuno dal male, piuttosto che di permettere che cada nel peccato per liberarlo in seguito.

Ma, più ancora, questa Preservazione aumenta la gloria di Cristo Mediatore e Salvatore : Maria, dice SCOT, ebbe di fatto più grande bisogno di Cristo redentore rispetto noi. Poichè ella avrebbe contratto il peccato originale in ragione della propagazione comune, se non fosse stata preservata dalla grazia del Mediatore. E se tutti gli altri hanno bisogno di Cristo perchè venga loro rimesso il peccato già contratto, Maria ebbe ancora più bisogno del Mediatore per impedirle di contrattare il peccato. In un certo qual modo, Cristo non sarebbe il Redentore perfetto se non avesse meritato che MARIA fosse preservata dal peccato originale.

In una certa maniera, MARIA è necessaria perchè Cristo eserciti una volta una mediazione perfetta. Altrimenti, il peccato sarebbe più forte di Cristo, se MARIA non fosse immacolata. *  Ci permettiamo di insistere sull’audacia del pensiero profondo di DUNS SCOT, professato in quel periodo, sulla Vergine Immacolata. La sua sottile rivoluzione consiste nel non partire da un’ipotesi di convenienza, come « la maggior gloria di Dio », ma di partire da un fatto rivelato : Cristo mediatore perfetto. Egli trova che solo la concezione immacolata della Vergine, attraverso una preservazione radicale dal peccato e non soltanto una purificazione dal peccato riempiva le condizioni di una mediazione perfetta. Per DUNS SCOT, non si tratta più di un argomento di convenienza, ma di una dimostrazione nella fede. « Cristo non sarebbe il Mediatore perfetto se non avesse potuto dare a sua madre il privilegio di essere preservata dal peccato originale. Io stabilisco, in nome dell’eccellenza di suo Figlio ed in quanto Egli è il Redentore, il Riconciliatore ed il Mediatore, che la Vergine non ha contratto il peccato originale. » (Cf. Léon VEUTHEY, Jean Duns Scot, che cita l'Oxoniense, 3, d3, ql, n4. – vedere anche Ephrem LONGPRE, La Vierge Immaculée, p. 16).

La Preservazione originale della Vergine

La prima argomentazione essenziale è basata sulla Mediazione di Cristo. Ma SCOT deve rispondere ad una obiezione tratta dalla condizione della Vergine. MARIA, gli dicono, è stata concepita allo stesso modo di tutti gli altri umani, in virtù di una generazione sottomessa alla legge della concupiscenza. La sua carne è stata quindi infettata ; e l’anima, unendosi alla carne, ha contratto la macchia originaria. Ora, MARIA non è stata esente dalle pene comuni alla nostra natura umana : la fame, la sete, la stanchezza, la sofferenza, la morte. Queste pene sono la conseguenza del peccato originale che ha contratto nascendo. Ma ecco la risposta di SCOT : Queste pene non hanno necessariamente un legame col peccato originale. Lo stesso Gesù le ha accettate. Gesù poteva esercitare la sua influenza di mediatore preservando MARIA dal peccato originale, ma lasciandole le pene che lei ha assunto liberamente (come Corredentrice).

Conclusione di DUNS SCOT

Vierge Marie Immaculée conception« Se questo non si oppone all’autorità della Chiesa o all’autorità della Sacra Scrittura, sembra probabile che si debba attribuire a Maria quanto esiste di più eccellente, ossia l’Immacolata Concezione. »

In principio, nel pensiero di DUNS SCOT, ci sono sempre, e sempre di più, due affermazioni congiunte, cosa per la quale è ben il figlio di Francesco di Assisi. Da una parte, afferma sempre che l’Immacolata Concezione ha la sua preferenza : il Cristo non sarebbe il Mediatore perfetto se non avesse meritato che Maria fosse preservata dal peccato originale. Mai negherà questo, anche a rischio della sua stessa vita. Non meno grave, d’altra parte, ma molto ricca di senso a quell’epoca, la sua riserva : affermlare l’Immacolata Concezione solo nella misura in cui è riconosciuta dall’autorità della Chiesa. Per SCOT, solo la Chiesa puo’ affermare la Vergine Immacolata come verità di fede, perchè la Chiesa e MARIA, per lui come per Francesco, sono l’unico e lo stesso mistero, la Vergine-Chiesa.

Questo riconoscimento della Chiesa si farà attraverso la proclamazione del dogma *   Il dogma cristiano è l’insieme delle dottrine che la Chiesa insegna nel nome di Dio. Le fonti sono la sacra scrittura e la Tradizione. I dogmi sono immutabili. « Definire un dogma » non vuol dire crearlo, ma dichiarare ufficialmente che devev essere creduto da tutti i fedeli. Lo « sviluppo del dogma » è la spiegazione progressiva del suo contenuto. dell’Immacolata Concezione nel 1854 da Papa Pio IX :

« La beata Vergine Maria è stata, fin dal primo istante della sua concezione, per una grazia ed un favore singolare di Dio Onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, preservata intatta da ogni macchia del peccato originale. *   CEC 491 »

La Natività e la Presentazione al Tempio della Vergine Maria

La Chiesa festeggia tradizionalmente i santi canonizzati nel giorno dell’anniversario della loro morte. Questa regola ha due eccezioni : San Giovanni Battista, che si festeggia il 24 giugno (6 mesi prima della data di nascita di Gesu’ : « Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anch’essa un figlio nella sua vecchiaia, e colei che era chaimata sterile è nel sesto mese » (Lc 1 36)) e la Vergine Maria, considerando che per lei, il calendario liturgico conta più di dodici feste : L’Immacolata Concezione (8 dicembre) ; Maria, Madre di Dio (1 gennaio) ; Nostra Signora di Lourdes (11 febbraio) ; la Visitazione (31 Maggio) ; Santa Maria, consolatrice degli afflitti (sabato dopo la quarta domenica di Pasqua) ; Cuore Immacolato di Maria (sabato della terza settimana dopo la Pentecoste); Nostra signora del monte Carmelo (16 luglio) ; Assunzione (15 agosto) ; Vergine Maria Regina (22 agosto) ; Vergine Maria Mediatrice (31 agosto) ; Natività della Santa Vergine (8 settembre, data che è servita a fissare quella della festa dell’Immacolata Concezione, nove mesi prima, l’8 dicembre); Nostra Signora del Rosario (7 ottobre) ; Vierge Marie présentation au temple Presentazione della Vergine Maria (21 novembre), date a cui bisognerebbe aggiungere tutte quelle in cui Maria è implicata : Natività del Signore, Sacra Famiglia, Epifania… Pentecoste, festa del Santissimo Sacramento.

La festa della Natività della Vergine Maria è molto antica, poichè si celebrava a Roma fin dal VII secolo. Il canto dell’Introito, Salve, sancta parens, sottolinea il carattere inseparabile di Maria e di Gesù nel piano divino : Salve Sancta parens, Enixa puerpera Regem qui caelum terramque regit, in saecula saeculorum. Eructavit cor meum Verbum bonum, Dico ego opera mea Regi.(Salve Santa madre, che hai generato un Re, che governa il cielo e la terra nei secoli dei secoli. Dal mio cuore è sgorgato un bel poema : io dedico la mia opera al Re.)  La liturgia applica a Maria cio’ che i nostri Libri santi dicono a proposito della Sapienza eterna, che è il Verbo « attraverso il quale tutto è stato fatto ». Come Cristo, la Vergine presiede a tutta l’opera della creazione, poichè è stata scelta per tutta l’eternità per darci il Salvatore. Creando il mondo, Dio aveva in vista Maria e suo Figlio.

Il ciclo liturgico celebra la Presentazione della Vergine Maria al tempio di Gerusalemme. Questa festa si basa su una tradizione pia che trae la sua origine dai due Vangeli apocrifi nei quali è riferito che la Vergine fu presentata al Tempio di Gerusalemme all’età di tre anni *   Il primo documento in cui si menziona la presentazione di Maria al tempio all’età di tre anni è il Protovangelo di Giacomo composto da un cristiano verso la metà del II secolo (vedere G. Bonaccorsi. Vangeli apocrifi, Firenze, 1948, t. I, p. 71-75). e che visse là, fino al suo fidanzamento, con altre giovani ragazze e le sante donne che le guidavano.

L’Annunciazione

Sei mesi prima dell’Annunciazione, l’angelo Gabriele annuncia a Zaccaria, sacerdote allora in servizio nel tempio di Gerusalemme, che avrà un figlio che preparerà al Signore un popolo ben disposto. Ma, per Maria, il luogo dell’annuncio è tutt’altro. L’angelo Gabriele viene a renderle visita nella sua propria casa (Lc 1 26-38) : Il sesto mese [dopo la concezione di Giovanni Battista annunciata dall’angelo Gabriele a Zaccaria], l’angelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa ad un uomo di nome Giuseppe, della casa di David ; e il nome della vergine era Maria. Questa differenza di luogo suggerisce che a contare da quest’istante Dio intende rendersi presente in mezzo agli uomini, non soltanto in un santuario, ma in una maniera nuova, nel cuore stesso della loro esistenza *   P. André FEUILLET, P.S. Sulp., Il Salvatore Messianico e sua Madre nei racconti dell’infanzia di San Matteo e di San Luca, Divinitas, aprile 1990, p. 108 e s. Nota : l’essenziale del commentario sull’Annunciazione è estratto da questo studio e dal seguente, dello stesso autore : GESU’ E SUA MADRE nei racconti dell’infanzia tratti da San Luca e da San Giovanni – Il ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza ed il posto della donna nella Chiesa, J. Gabalda et Cie. Editeurs, 1974, p. 20 et 21. Questa nota vale ugualmente per tutti i paragrafi fino a quello intitolato « Maria Corredentrice » incluso.. E l’angelo Gabriele saluta Maria cambiando il suo nome : Entro’ a casa sua e disse : « Ti saluto, o piena di grazia,… » Notiamo, tra parentesi, l’impiego del singolare per la parola grazia. L’angelo Gabriele non parla di grazie come se si trattasse semplicemente delle numerose virtù di Maria, o ancora, come se volesse dire che lei è graziosa. Lei è piena di grazia, ossia del favore divino *   Ricordiamoci che le parole « piena di grazia » di Lc 1 28 sono uno dei principali fondamenti scritturali del dogma dell’Immacolata Concezione. E’ chiaro che non bisogna interpretare cosi’ : - tu sei piena di grazia divina e di conseguenza il Signore è con te -, ma piuttosto cosi’ : - tu sei piena di grazia divina perchè il Signore è con te. In Isaia, ai capitoli 7 e 8, è attraverso l’azione anticipata dell’Emmanuele (perchè « Dio è con noi ») che agisce nella storia prima di essere nato, che sono fatti fallire tutti i progatti contro la dinastia davidica : « Preparate un piano, sarà senza effetti; fate un proclama, non si realizzerà, perché Dio è con noi ». (Is 8 10). La stessa cosa avviene attraverso l’azione anticipata dell’Emmanuele, di cui la Vergine Maria è destinata a diventare la madre (« perchè il Signore è con te »), per cui Maria è stata riempita di grazia divina e preservata, fin dalla sua concezione, dal peccato originale. . Gabriele annuncia in effetti a Maria l’opera prodigiosa (il mistero dell’Incarnazione) che Dio sta per compiere, attraverso di Lei, nella storia della salvezza. Poi viene la fine del saluto in cui il verbo è sottinteso « …, il Signore (è) con te. ». Si tratta di una formula frequente nella Bibbia (Gn 21 22, 26 3, 26 24, 31 3, Ex 3 12, Jg 6 12, ...) in cui la maggior parte del tempo, in particolare nei casi come questo in cui il verbo è assente, esprime la presenza certa di un soccorso divino eccezionale in delle circostanze particolarmente importanti per la storia della salvezza. Allora comprendiamo meglio l’emozione di Maria che, nella sua modestia, si spaventa del saluto dell’angelo : A quelle parole ella rimase turbata e si domandava cosa significasse un tale saluto. L’angelo la rassicura dicendo : Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. E Gabriele dichiara a Maria che ella è destinata ad essere la Madre del Salvatore messianico. Lo fa con delle parole che si ispirano a numerosi passaggi messianici dell’Antico Testamento : Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell`Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Ma Maria chiede all’angelo «Come è possibile? Non conosco uomo», domanda che puo’ sembrare strana, siccome Maria era fidanzata con Giuseppe, della casa di David. In altre parole, conosceva un uomo, ma cio’ che lei vuole dire con le parole non conosco uomo significa cio’ che il verbo conoscere esprime sempre in quello stesso contesto : avere dei rapporti coniugali *   Come Gn 4 1 : l’uomo conobbe Eva, sua moglie ; ella concepi’ e genero’ Caino… 4 17 Caino conobbe sua moglie, che concepi’ e genero’ Enoch… 4 25 Adamo conobbe sua moglie ; lei concepi’ un figlio e lo chiamo’ Seth… . Fidanzata, Maria è vergine e sembra, attraverso questa frase, che avesse già preso in precedenza la decisione di restarlo *   Maria fu la Vergine : vergine nello spirito, vergine nel corpo, nelle tre fasi della sua vita : prima, durante e dopo il concepimento di Gesù. La verginità perpetua di Maria non è una tradizione fiorita a causa di un tenero rispetto per la Beata Madre del Signore. E’ una verità conosciuta fin dai primi tempi. L’Evangelista Matteo ci dà, a questo proposito, delle precisazioni inequivocabili. Riguardo la concezione, fino alla nascita : « Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l`angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù. » (Mt 1 24-25). E sul periodo che segui’ la nascita, la Sacra scrittura ci permette di arrivare a delle certezze sulla verginità perpetua di Maria (a cui si aggiunge la tradizione della Chiesa). Matteo ci riporta : « Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto » (Mt 2 13) e « Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d`Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino ». « Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d`Israele.» (Mt 2 20-21). Nei tre casi, Matteo precisa il bambino e sua madre e non il bambino e tua moglie. Se non lo utilizza, non è certo perché il termine moglie fosse proscritto in quell’epoca. Al contrario, lo siu trova spesso nei Vangeli : « il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello » ( Mt 22 25) ; «Chi ripudia la propria moglie » (Mc 10 11) ; Luca chiama Elisabetta « moglie di Zaccaria » quattro volte di seguito (Lc 1 5, 13, 18 24) e più avanti, « Giovanna moglie di Cusa » (Lc 8 3). Ma in ogni caso, come nell’Antico Testamento, la parola moglie significa che il matrimonio è stato consumato. Non si contano i passaggi dell’Antico Testamento che lo precisano. Noi ne riportiamo solo qualcuno : « …l`uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. » (Gn 2 24) ; Sara è chiamata moglie di Abramo (Gn 17 15) ; e «Prendi tua moglie e le tue figlie » viene detto a Lot (Gn 19 15). Ora, quando si tratta di Maria e di Giuseppe, Matteo non usa mai la parola – moglie -, ma madre o sposa : « Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, » (Mt 1 18) ; « Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù» (Mt 1 16) ; «Prendi con te il bambino e sua madre » (Mt 2 13 ; 20-21). L’angelo, dicendo a qualche anno di intervallo « prendi il bambino e sua madre » ci mostra che Maria è la vera Madre di Gesù, ma che non fu la moglie di Giuseppe. Ella è sempre rimasta la Vergine, sposa di Giuseppe. (Tratto da MV tomo 1, cap. 59, p. 225). Vierge Marie AnnonciationDa questo deriva la sua domanda «Come è possibile? Non conosco uomo», in altre parole « siccome io custodisco la mia verginità ». E la risposta dell’angelo alla sua domanda legittima le precisa non soltanto « come avverrà », ma le fa anche sapere che realizzarà il mistero dell’Incarnazione : « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell`Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. » Possiamo accostare l’annuncio dell’angelo a questo passaggio dell’Esodo : « Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. » (Ex 40 34-35). Alla nube, simbolo della trascendenza divina, che copre il Tabernacolo, corrisponde lo Spirito Santo che viene su Maria, o ancora la potenza dell’ Altissimo che la ricopre. Alla gloria del Signore che riempie la dimora corrisponde la concezione soprannaturale in Maria di un essere che merita di essere chiamato Santo e Figlio di Dio poichè l’angelo annuncia a Maria una maternità propriamente divina.

Vierge Marie Annonciation

Vediamo che la Vergine Maria è già stata, durante l’Annunciazione, la prima beneficiaria di una rivelazione del mistero della trinità *  Il racconto di San Luca dell’Annunciazione mostra la meraviglia dell’Incarnazione realizzata grazie all’intervento delle tre Persone della Trinità : 1) grazie all’iniziativa del Padre : « l’angelo Gabriele fu inviato da Dio » (v. 26) ; 2) grazie al proprio Figlio di Dio che deve diventare figlio di Maria, cosa che non gli impedirà di restare e quindi di dover essere sempre chiamato « figlio dell’Altissimo » (v. 32) ; 3) grazie all’azione dello Spirito Santo che deve « venire su Maria » (v. 35), cosi’ come dovrà venire sugli Apostoli a Pentecoste : lo Spirito è sempre, nelle Scritture, la fonte suprema della vita. , ossia anteriormente alla rivelazione di questo mistero ineffabile fatta a Giovanni Battista durante il Battesimo di Gesù ed alla grande manifestazione di questo stesso mistero fatta alla Chiesa nascente tutta intera durante la Pentecoste.

Ecco ancora un’altra osservazione legata alla mainiera in cui si è operata la concezione di Gesù : grazie ad un potente intervanto dello Spirito Santo, Maria non è la Madre di un uomo divenuto Dio ; Maria è la Madre di un essere umano la cui persona è sempre stata divina in virtù delle leggi stesse che hanno presieduto alla sua concezione : Maria è la Madre di Dio. Vediamo qui cio’ che costituisce la più grande originalità della religione cristiana, che non è innanzitutto un insieme di enunciati dottrinali o di regole morali, ma è una Persona divina.

Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio. L’annuncio fatto a Maria le comunica che la sua parente è incinta di 6 mesi, lei che non aveva mai avuto bambini e che aveva pure passate l’età per averli. La fine di quest’annuncio mostra che, anche in quel caso, anche se in maniera diversa, Dio è intervenuto miracolosamente per Maria, come il Signore era intervenuto per Sara e Abramo, poichè « C`è forse qualche cosa impossibile per il Signore? » (Gn 18 14).

La scena dell’Annunciazione termina con il fiat di Maria : « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Più tardi, Gesù si farà interamente disponibile e dichiarerà di essere venuto per servire (Mc 10 45 ; Mt 20 28 ; Lc 22 27; Ph 2 6-11). Prendendo il titolo di « serva del Signore », Maria entra anch’essa nel piano divino della salvezza con dei sentimenti di disponibilità totale. Il suo fiat annuncia il « sia fatta la tua volontà » del Padre Nostro (Mt 6 10), o anche il « tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà » del Getsemani (Lc 22 42). Infine, la sua obbedienza perfetta è l’antitesi della disobbedienza di Eva. Eva si era fidata del serpente, mentre Maria si fida dell’angelo Gabriele ; Il male che Eva aveva fatto credendo all’angelo delle tenebre, viene soppresso da Maria che crede all’angelo del Signore. Nell’Annunciazione, in effetti, non si puo’ rinunciare ad ogni riferimento ad Eva, ed ecco perchè. Nella realizzazione del mistero dell’Incarnazione, la scena dell’Annunciazione fa intervenire lo Spirito divino che aleggiava sille acque come una forza vivicatrice (Gn 1 2). Ed interviene anche la Parola onnipotente di Dio a cui nulla è impossibile. In Dio, parola e azione coincidono e questa efficienza sovrana della Parola divina si è innanzitutto manifestata nella creazione : « Ha parlato e tutto è stato fatto » (Ps 33 9). La Vergine Maria se ne ricorda mentre si abbandona a Dio, per cui dire e fare sono una cosa sola : « Sia fatto di me secondo la tua Parola ». Questo significa che si abbandona all’intervanto dello Spirito annunciato da Gabriele. Sembra che, in tal modo, noi siamo riinviati discretamente alla prima creazione, opera al contempo della Parola e dello Spirito divino (Gn 1), cosa che fa apparire l’Incarnazione come il punto di partenza di un’umanità nuova e Maria come una nuova madre dei viventi.

La Visitazione

In quei giorni [i giorni che seguono l’Annunciazione dell’angelo Gabriele], Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. [La tradizione localizza questa scena a Aïn Karim dove abitavano, si crede, i parenti del precursore (a circa 6 Km da Gerusalemme)] Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.

E’ impressionante il fatto che, cosi’ come nell’Annunciazione, la Visitazione voglia farci contemplare in Maria la nuova Arca dell’Alleanza che contiene nel suo seno il Verbo, Parola di Dio. Ricordiamoci che nell’Esodo, Il Signore aveva chiesto a Mosé di fare costruire un’Arca per mettervi dentro le due tavole su cui era scritto il Decalogo, la Parola di Dio. L’Arca dell’Antica Alleanza riceveva da parte del popolo di Dio una venerazione eccezionale. Allo stesso modo, Maria riceve, dapprima da parte di sua cugina e in seguito da parte dell’umanità intera, una venerazione eccezionale. Nel racconto della Visitazione si trovano alcuni passaggi che possono essere accostati al Libro di Samuele : « Come è possibile che l’Arca del Signore venga a me ? » esclama David (2 S 6 9), nello stesso modo in cui Elisabetta esclama : « Come è possibile che la madre del mio Signore venga a me ? » Il seguito è riempito di reminiscenze del Libro di Samuele, facendo allusione in particolare al trasporto dell’arca a Gerusalemme (2 S 6). In entrambi i casi, vi sono un viaggio nelle montagne della Giudea (cf. 2 S 6 2 et Lc 1 39) e delle manifestazioni di allegrezza (cf. 2 S 6 12 et Lc 1 44) ; ai salti gioiosi di David, corrisponde il trasalire di Giovanni Battista ; « l’arca del Signore rimase tre mesi nella casa di Obed-Edom » (2 S 6 11) e « Maria rimase con Elisabetta per circa tre mesi » (Lc 1 56).

L’allegrezza del precursore nel seno di Elisabetta è una gioia di ordine messianico. In effetti, Luca sottolinea dappertutto, nei racconti dell’infanzia, che la gioia dell’era messianica fa irruzione con Gesù (Lc 1 14, 28, 47 ; 2 10). Il trasalire di Giovanni Battista nel seno di sua madre è strettamente legato a questo tema. Quello che è straordinario, qui, è che lo Spirito e la gioia sono donati a Elisabetta attraverso Gesu’ vivente nel seno di Maria ; in un certo qual modo, sono accordati a titolo di grazia per intercessione di Maria : « Ora, appena Elisabetta ha inteso il saluto di Maria, il bambino ha esultato ». In tal modo, attraverso Maria passa il dono, fatto agli uomini, del Messia e delle grazie connesse alla sua venuta. Inoltre, Elisabetta la proclama « benedetta tra le donne », cosi’ come era stato detto di Giuditta (Jdt 13 8). L’onore che tocca a Elisabetta è, senz’altro, innanzitutto, la visita del suo Signore presente in Maria, ma è anche la visita di Maria : « a che debbo che la madre del mio Signore venga a me ?».

Vierge Marie Visitation

Elisabetta termina l’episodio della Visitazione con un elogio della fede di Maria : « beata colei che ha creduto nell`adempimento delle parole del Signore !» (Lc 1 39-45). Infatti, la Vergine Maria è il modello per i credenti. San Giovanni, in particolare alla fine del suo Vangelo, ci presenta la fede come l’attitudine fondamentale del discepolo di Gesù : « Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno! » (Jn 20 28). Noi non ne siamo sufficientemente consapevoli ma è, in definitiva, la fede di Maria che viene esaltata da suo Figlio nel corso della sua vita pubblica, in particolare quando « una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!"» (Lc 11 27-28). Chi, meglio che Maria, ha ascoltato la parola di Dio e l’ha osservata ? Senza la sua fede, in effetti, la sua maternità fisica non le sarebbe servita. Come ben ci presenta il Vangelo di Luca, Maria è il tipo proprio delle anime che ascoltano la parola di Dio e che la osservano.

La risposta data da Maria a sua cugina Elisabetta è questo magnifico cantico di rendimento di grazie…

Il Magnificat

Cio’ che traspira da questo cantico del Magnificat pronunciato da Maria è forse, innanzitutto, la sua serena umiltà. Maria non grida su tutti i tetti cio’ che le succede, ma è la sua anima che esalta il Signore e il suo spirito che esulta di gioia in Dio, suo Salvatore. Il legame tra il Magnificat ed il cantico della madre di Samuele è stato sottolineato da tutti. Ma, mentre quello di Anna ha, fin dal principio, l’accento di una trionfante rivincita personale su dei nemici : « Il mio cuore esulta nel Signore,la mia fronte s`innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici » (1 S 2 1), quello di Maria è pieno di quella dolce umiltà che la caratterizza : « Ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. »

Una certa identificazione di Maria con la figlia di sion emerge ugualmente dal Magnificat. Le parole « Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore » fanno eco ad un canto della collettività di Israele assalita dall’oppressore Caldeo : « Esulto in Dio, mio Salvatore » (Ha 3 18). L’azione di grazie personale di Maria è al contempo quella di tutti i poveri (la porzione scelta del popolo di Israele), di tutti i piccoli e, certamente, di tutti coloro che si riconoscono peccatori : « Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili… ». Il Magnificat ci fa contemplare in Maria, Madre di Cristo, la realizzazione perfetta della « povertà » evangelica compresa col significato profondo che aveva acquisito a poco a poco nell’Antico Testamento e cosi’ come verrà definitivamente espressa nel Discorso sulla Montagna : « Beati i poveri in spirito, perchè di essi è il Regno dei Cieli » (Mt 5 3).

Nel finale del Magnificat, l’evocazione di Abramo, in cui, all’origine, la nazione eletta si è trovata concentrata, suggerisce il fatto che il popolo di Dio viene ora riunito in Maria. Questa evocazione di Abramo si collega a quelle che erano già state fatte nel racconto dell’Annunciazione : « trovare grazia presso Dio » (Gn 18, 3 et Lc 1 30) e « nulla è impossibile a Dio » (Gn 18 14 et Lc 1 37). Si capisce che l’atto di fede di Abramo, punto di partenza del popolo di Dio dell’Antica Alleanza, risponde ora all’atto di fede di Maria, punto di partenza del popolo della Nuova Alleanza. E’ attraverso la Nuova Alleanza che si compiono ora le promesse fatte nell’Antica Alleanza a Israele, ad Abramo e alla sua discendenza. In questo senso, il Magnificat celebra il compimento della divina misericordia.

La nascita di Gesù e l’omaggio dei pastori

Noël naissance Jésus-Christ

La struttura stessa del racconto di San Luca nei primi due capitoli del suo Vangelo ci aiuta a comparare le due nascite, quella del Battista e quella di Gesù : la seconda primeggia di tanto quanto Cristo Signore supera il suo precursore. Ora, per un paradosso straordinario, mentre la prima nascita si svolge in un clima di allegria, la seconda, ossia quella di Gesù, avviene nella povertà più totale, del bambino e di sua Madre, la Vergine Maria. Questa povertà che accompagna la nascita di Gesu’, a differenza della nascita del precursore, lascia presentire il fatto che Egli sarà un Messia povero e sofferente. Tuttavia, qui non è ancora Gesù che soffre direttamente : soffre attraverso sua Madre, obbligata a fare un viaggio lungo e faticoso ed a cercare rifugio in una stalla. Questa povertà ci colpisce ancora di più perchè è espressa semplicemente, senza frasi eloquenti, come se fosse stato naturale il fatto che colui che dovrà morire su una croce tra delle atroci sofferenze alle quali sua Madre sarà associata, appaia cosi’ sulla scena del mondo : « Diede alla luce il suo figlio primogenito *   In greco biblico il termine non implica necessariamente dei fratelli nati successivamente, ma sottolinea la dignità ed i diritti del bambino. , lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c`era posto per loro nell`albergo ».

I racconti di Luca dell’infanzia sono certamente cristologici, ma la vergine Maria è indissociabile da Cristo. Noël naissance Jésus-ChristIl segno sorprendente dato ai pastori da parte degli angeli riguarda Cristo : « Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia ». I pastori si mettono alla ricerca del bambino e lo trovano con Maria e, per cosi’ dire, grazie a Maria : « Andarono dunque senz`indugio e trovarono Maria e Giuseppe *   Giuseppe è nominato dopo la Vergine perchè egli è solo il padre putativo di Gesù. e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. » cosi’ potremmo dire che gli uomini di oggi che cercano il Cristo possono trovarlo con Maria, attraverso Maria. Agire in tal modo non significa fare una deviazione per prendere La Via, La Verità e La Vita, ma significa prendere una scorciatoia per colui che è il nostro Dio e il nostro tutto.

Infine, l’atteggiamento di Maria, cosi’ come è descritta in questa scena della Natività, e cosi’ come sarà ripresa nella scena della presentazione al tempio, prefigura a meraviglia l’orientamento nettamente contemplativo della vita cristiana : « Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. » (Lc 2 19, 2 51). Forse è nella scena della presentazione di Gesù al tempio che ci viene mostrato al meglio il compimento di questa contemplazione di Maria.

La presentazione di Gesù al tempio

Obbedendo alle prescrizioni liturgiche del loro tempo, Giuseppe e Maria presentano il bambino Gesù per il rito della purificazione. Ora, appena arrivano al tempio, un uomo giusto e religioso prende il bambino in braccio e benedice Dio. In seguito, dice a Maria, sua madre: « Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l`anima » (Lc 2 ; 34-35). Si parla qui, sovente, della spada del dolore. Ma la spada significa molto di più che una grande sofferenza ; simbolizza una morte violenta e fa pensare, fin da allora, al dramma atroce della Passione. Ora, Simeone prevede questa spada, che non tocca direttamente il Messia, ma che trapassa l’anima di sua Madre : « E anche a te una spada trafiggerà l`anima ». L’unione di Maria con Gesù sarà tale che ella sarà trapassata da una spada mortale quando si svolgerà il dramma della Passione. Quindi, la contemplazione di Gesù trafitto a causa dei nostri peccati, provocherà a sua madre una sorta di trasfissione spirituale *   La trasfissione è un procedimento di amputazione per cui si trapassa la parte da amputare e poi si tagliano le carni dall’interno verso l’esterno. . Questa sarà la realizzazione perfetta, ineguagliabile, nella Vergine Maria, della vita cristiana contemplativa secondo la concezione di San Giovanni Evangelista : non cessare mai di contemplare, con fede ed amore, colui che i peccati degli uomini hanno trafitto.

Il ritrovamento di Gesù al tempio

Gli ebrei di più di tredici anni dovevano salire al Tempio di Gerusalemme tre volte l’anno *   Per le feste di Pasqua, di Pentecoste e dei Tabernacoli (Ex 23 14-17 ; 34 23 ; Dt 16 16).. I bambini potevano esservi condotti per abituarli a quei riti. Luca lascia intendere che è la prima volta che Gesù, all’età di dodici anni, sale cosi’ alla città santa. Jésus-Christ et les docteurs de la loiAl ritorno del viaggio, avviene un incidente. Gesù resta a Gerusalemme, senza che Giuseppe e Maria se ne accorgano. Pieni di angoscia, si mettono a cercarlo e solo dopo tre giorni, tre giorni di agonia, lo ritrovano nel tempio, «seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l`udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2 47, 48). Come non avrebbero sofferto cercandolo, loro che si ricordavano senza alcun dubbio la magistrale crudeltà di cui aveva fatto prova Erode per uccidere il Messia. Ma Gesù si stupisce del fatto che lo abbiano cercato per tre giorni dappertutto trenne che nel tempio. « Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole. » La frase « ma essi non compresero le sue parole » (Lc 2 50) puo’ essere accostata a « Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. » (Lc 2 33). Questi due commenti potrebbero lasciar pensare che Giuseppe e Maria ignorassero totalmente la paternità divina di Gesù. Non è cosi’. L’Annunciazione fatta dall’Angelo a Maria e l’annuncio fatto dall’Angelo a Giuseppe (Lc 1 26-38 et Mt 1 20-21) escludono questa interpretazione. La domanda di Gesù conferma questa certezza : « Non sapevate…? ». Avrebbero potuto rispondere di si. Ma, abituati a vivere con Gesù su un piano umano, vengono tutto ad un tratto invitati, senza alcuna transizione, ad elevarsi fino alla sfera della vita divina e fino al piano di salvezza del Padre che sta alla base dell’esistenza del suo Ficlio incarnato. Gesù impiega la parola Padre in un senso nuovo. Maria ha appena detto : « tuo padre ed io ti cercavamo », e Gesù risponde : « devo occuparmi delle cose del Padre mio ». Tutti i testimoni del momento (in particolare i dottori della Legge) si trovano di fronte alla sovra – intelligibilità dell’avvenimento. Questo significa che lo splendore accecante della gloria di Dio vela agli uomini le stesse esigenze. Maria, piena di grazia, il Signore con Lei, sposa dello Spirito Santo, è la sola a comprendere pienamente *   Maria possedeva la sapienza fin dalla sua concezionze immacolata, ma « sulla montagna » accolse in se stessa i segreti di Dio e si puo’ dire che il verbo abito’ in Lei fin dalla sua esistenza. Cosi’ dei santi e dei dottori della Chiesa, tra cui Santo Alberto Magno, hanno concluso che Maria – prima di accogliere nel suo seno purissimo e inviolato la Parola del Padre per vestirla di una carne di cui sarebbe fatto il Redentore – avesse avuto nel suo cuore e posseduto nel suo cuore immacolato la Parola divina, a partire dal momento che ella ebbe l’anima immacolata infusa nella sua carne, nel seno di Anna. La Parola fu il suo vero Maestro, prima di essere suo Figlio. . Ma, senz’altro per non mortificare Giuseppe, a cui non era accordata la pienezza della grazia, Maria custodisce il significato sublime delle parole di suo figlio : « Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. » (Lc 2 51).

Quest’episodio di Gesù perduto e ritrovato nel tempio fu per Maria l’occasione di una grande sofferenza che si aggiungeva a quella che era stata per Maria la profezia di Simeone. Cosi’ si preparavano le durissime separazioni dell’avvenire : innanzitutto, quella che rappresenterà per Lei l’entrata del Salvatore Messianico nel suo ministero pubblico. In seguito, e soprattutto, la prova incomparabilmente più dolorosa che doveva costituire il dramma atroce della Passione.

Non hanno più vino

La potenza della mediazione di Maria è messa in evidenza nel racconto delle Nozze di Cana. E’ importante situare la scena nel tempo. Gesù ha lasciato sua Madre, a cui è stato sottomesso fino ad allora, per cominciare il suo ministero pubblico. Ha incontrato il Battista a Betania in Transgiordania. Giovanni Battista lo ha riconosciuto e designato agli occhi di alcuni tra i suoi discepoli come l’Agnello di Dio. Questi lo seguirono e, solo qualche giorno dopo, Gesù ed i suoi primi discepoli ritrovano Maria a Cana in Galilea, perché sono tutti invitati ad un pranzo di nozze. Ora, manca il vino. Per un pranzo di nozze, questo piccolo dettaglio è una catastrofe. La Madre di Gesù gli dice : « Non hanno più vino ». Quale intenzione maggiore anima Maria per presentare a suo figlio una tale richiesta ? E’ unicamente per venire in aiuto agli sposi ? Cio’ che innanzitutto spinge Maria a formulare la sua richiesta è che, sapendo grazie alla sua fede che Gesù è il Messia ed il Figlio di Dio, capisce che per lui il momento è infine venuto per manifestare la sua presenza al mondo, come Messia e come Figlio di Dio : la teofania che aveva accompagnato il battesimo di Gesù nel Giordano, ministero stesso del precursore, non faceva forse sentire la manifestazione messianica come imminente ? Jésus-Christ noces Canaa Come l’intuizione materna di Maria non l’avrebbe indovinato ? Una madre è legata in un modo straordinario a suo figlio ed è sempre estremamante attenta a tutto cio’ che riguarda la sua vita ed il suo destino. Certamente, non è per se stessa che Maria ha reclamato questa manifestazione messianica. La sua fede non ne ha alcun bisogno. Ma è per questi primi discepoli che gesù ha portato con se a Cana e le cui convinzioni sono ancora ben vacillanti. Quando Gesù ebbe operato il prodigio, l’evangelista nota che « i suoi discepoli credettero in lui ». Se ne guarda bene dal dire che anche Maria credette in lui. Invece, cio’ che l’evangelista ci suggerisce fortemente, è che la fede di Maria, che secondo San Luca è al punto di partenza della realizzazione del mistero dell’Incarnazione, si trova qui al punto di partenza del ministero pubblico di Gesù e della fede cristiana : Maria ha creduto prima di tutti i descepoli, e la sua stessa fede ha pure provocato il segno che ha condotto i discepoli alla fede. La risposta che Gesù formula a sua Madre potrebbe sembrare dura, anche se non si puo’ immaginare che l’abbia detta con durezza : « E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora" » (Gv 2 4), come per significare : « prima tu mi comandavi ed io ti stavo sottomesso. Ora, Io sono sottomesso alla mia missione. Io appartengo a mio Padre. » Ma la sua maniera di rispondere ha dovuto esprimere un consenso alla preghiera di sua Madre poichè Ella si rivolge alla fine ai servi in questo modo : « Fate tutto quello che vi dirà ». L’impiego del termine « Donna » e non più del termine « mamma » significa che i legami con sua Madre sono stati trasformati a partire da questo momento in un carattere più elevato. Gesù chiama sua Madre « Donna » perché ella è la nuova Eva associata al nuovo Adamo per la salvezza del mondo (Lc 2 51). La fine della risposta di Gesù « non è ancora giunta la mia ora » ci rinvia alla Passione e alla Resurrezione che dovevano essere i tempi della grande manifestazione messianica. Ma Maria poteva capire a Cana che era quella l’ora di Gesù ? Tuttavia Maria ha un atteggiamento che ci ricorda il « sia fatto di me secondo la tua parola ». Ella dice ai servi : « fate tutto quello che vi dirà ». E’ dopo questa espressione di totale fiducia di Maria che Gesù compie il miracolo che lei desidera. Esprimendo la sua fede in Gesù, Maria accelera, o piuttosto, realizza già, la venuta dell’Ora di Gesù. Maria appare cosi’ come la mediatrice tra Dio e gli uomini. E’ lei che ha dato Dio all’uomo e che dona l’uomo a Dio istruendolo attraverso il suo amore. Ella è la Porta santa che si apre con benevolenza quando vi bussa con amore un figlio di Dio. E più è umile e semplice lo spirito che si volge verso di lei, più Ella si affretta ad aprire e ad accogliere. Ella accoglie per insegnare la sapienza e l’amore, tenendo i suoi figli tra le sue braccia di Madre.

All’Ora di Gesù, « Donna, ecco tuo figlio »

Al Golgota, Maria assume ormai pienamente il ruolo di Madre spirituale dei discepoli di Gesù, già inaugurato per anticipazione a Cana. L’ora di Gesù è venuta. Vierge Marie crucifixion Ed è anche l’Ora della nascita metaforica del mondo nuovo che i profeti attribuiscono alla nazione eletta, personifitaca in una donna, sposa del Signore, chiamata Figlia di Sion o Sion. Gesù è appena stato messo in croce. Durante il supplizio della crocifissione i soldati si dividono i suoi vestiti. « Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!" » (Jn 19 25-26). Agli occhi di Cristo, Maria è la Figlia di Sion a cui egli attribuisce la maternità metaforica soprannaturale che i profeti avevano predetto. A Maria che vede morire suo Figlio sulla croce, a Maria, novella Eva, Dio dona un nuovo figlio « al posto di Abele ucciso da Caino » (Gn 4 25-26). Ma il nuovo figlio dato da Gesù a sua Madre supera la persona di Giovanni e si estende a tutti i discepoli di Cristo, membra del suo corpo mistico. In effetti, i cinque episodi relativi al Calvario rapportati da San Giovanni (Jn 19 17-37) implicano tutti, oltre al senso letterale dell’avvenimento, un senso teologico e messianico molto più profondo che l’autore ci lascia intuire. Il fatto di aver fissato sulla croce l’iscrizione di un titulus (Jn 19 17-22) suggerisce la regalità di Cristo. La divisione delle vesti (Jn 19 23-24) suggerisce il sacerdozio di cristo e l’unità della Chiesa. La sete di Cristo (Jn 19 28-30) suggerisce il dono dello Spirito. Il colpo di lancia che ha aperto il suo costato (Jn 19 31-37) (la trasfissione) ci dice che Cristo è l’agnello pasquale dei cristiani. Allo stesso modo, la scena dell’addio tra Cristo e sua Madre non si puo’ limitare ad una semplice portata umana e familiare. Con le sue parole, Gesù ci fa capire che Maria, sua Madre, diventa, al Calvario, la Madre spirituale dei cristiani. Dopo aver portato fisicamente il corpo di cristo a Betlemme, Maria diventa, sul Golgota, la Madre della Chiesa, il corpo mistico di Cristo.

All’Ora di Gesù, « Ecco tua madre »

Nell’Antico Testamento, la nazione eletta ha per missione di donare all’umanità il suo Salvatore, senza che questa, tuttavia, sia mai chiamata col nome di Madre del Messia. Inoltre, le profezie presentano sovente la figlia di Sion come la Madre del nuovo popolo di Dio (ma non personalmente del Messia). Ora, è solo attraverso Maria che la nazione eletta e la figlia di Sion hanno riempito la funzione che il Signore aveva loro assegnata nella storia religiosa del mondo. I racconti che riguardano l’infanzia di Gesù nel Vangelo di San Luca lo suggericono, dal momento che Maria, nel Magnificat, vede il compimento delle promesse fatte ad Abramo e che ella stessa viene presentata, implicitamente, come una sorta di incarnazione della figlia di Sion.

Vierge Marie crucifixionGesù, dall’alto della croce, ci insegna da chi andare per non restare soli : da Maria che è nostra Madre. « Ecco tua madre » (Jn 19 27). In conseguenza diretta di tutto quello che è stato espresso precedentemente, emerge il fatto che le parole rivolte a San Giovanni sono ugualmente rivolte a ciascuno di noi, personalmente. Grazie al suo amore filiale unico per Maria, giovanni è il “prototipo” dei suoi figli. E se noi torniamo ad essere come bambini, entreremo nel Regno dei Cieli *   Mc 10 14 : « Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso. ». Tuttavia, non dobbiamo credere di poter entrare nel Regno dei cieli come dei piccoli bambini coraggiosi che sanno camminare da soli. Affidiamo la nostra infanzia a nostra Madre. Lei ci porterà sul suo seno, suo suo cuore, Lei ci nutrirà con il latte del suo amore. Maria è nostra Madre, non in un senso simbolico, ma reale, poichè è madre colei che dà la vita. Maria, l’arca dell’alleanza del popolo cristiano, ci ha dato la vita e, di conseguenza, lo Spirito Santo, ossia Colui che mantiene in noi la vita. Inoltre, Maria ha fatto di noi dei portatori di Cristo, e ci ha pure resi degli altri Cristi, secondo la frase di San Paolo : « non sono più io che vivo ; è Cristo che vive in me. »

Infine, grazie alla sua maternità e alla sua mediazione, Maria appare come l’archetipo della Chiesa. In effetti, anche se ad un livello inferiore *   Nell’Antica Alleanza, l’arca dell’alleanza custodiva nel Santo dei Santi la presenza misteriosa del Signore. Questa presenza era il grande tesoro della nazione eletta. Era la sua fierezza ; era la sua forza. La nazione si basava su questa forza, soprattutto nelle ore più critiche. Ora, a due riprese nel Vangelo di San Luca (Lc 1 35 et 43), ci viene suggerito di vedere in Maria una novella Arca dell’Alleanza, quella dell’era della grazia, quindi quella della Chiesa. D’altra parte, Maria merita questo titolo di Arca dell’Alleanza in quanto indissolubilmente unita a Gesù. Maria, arca dell’alleanza dei cristiani, è la fonte nascosta della loro vita e il loro grande soccorso, soprattutto in tempo di crisi. Ci viene mostrato anche come Maria, Ella stessa della Chiesa poichè piena di grazia, è al di sopra della Chiesa, un po’ come una madre è al di sopra del suo bambino. Infatti Maria, grazie al suo fiat assoluto che ha creato questo legame straordinario con Dio Trinità supera immensamente la Chiesa. E’ precisamente per questo che la Chiesa invoca incessantemente l’intercessione di Maria. , anche la Chiesa è Madre e mediatrice. Maria è il perfetto modello della Chiesa. Diventando sempre di più simile a Maria, la Chiesa realizza sempre di più l’intenzione del suo Fondatore : « Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell`unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. »  (Jn 17 22-24).

Maria, Corredentrice

Maria ha partecipato per noi alle sofferenze di Cristo, Redentore dell’umanità. Quest’agonia è durata trentatrè anni *   Unita allo Spirito di Sapienza, Maria seppe fin dal momento del concepimento virginale del Bambino, quale avvenire era riservato al Salvatore. E tutto questo per noi, per gli uomini : per noi, la pena di far soffrire Giuseppe che non è ancora al corrente della concezione virginale quando Maria ritorna dalla visita ad Elisabetta e la sua gravidanza comincia a vedersi ; per noi, la nascita in una stalla miserabile ; per noi la profezia di Simeone che affonda il coltello nella piaga ravvivando ed approfondendo la ferita della spada ; per noi la fuga in terra straniera ; per noi, le ansietà di una vita intera… ed ha raggiunto il suo punto culminante ai piedi della croce. San Giovanni evangelista non parla della sofferenza di Maria nel racconto della Passione, ma questa è chiaramente insinuata nell’annuncio di un rapido ritorno che Gesù fa agli apostoli durante l’Ultima Cena : « La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell`afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. » (Jn 16 21). Nelle parole di Gesù vi è l’associazione dell’ora di Maria e della Sua Ora che ha evocato durante le nozze di Cana.

La Corredenzione è questa collaborazione per riscattare la terra, ossia il genere umano, e per liberarla dalla servitù del pecato e della morte. Maria, attraverso la sua sofferenza ed il suo sacrificio ha partecipato al riscatto dell’umanità attuato da Cristo. Questo concetto è espresso con insistenza nell’Apocalisse di San Giovanni : «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.  *   Ap 12 1-2. Nota : sarebbe erroneo considerare che questi due versetti non facciano alcuna allusione alla Vergine Maria, cosi’ come sarebbe altrettanto erroneo considerare che questi due versetti facciano allusione soltanto alla Vergine Maria. Il testo dell’Apocalisse di San Giovanni è uno dei più difficili di tutto il Nuovo Testamento. Infatti, una visione apocalittica è ben altra cosa che una narrazione storica. Non si puo’ spiegare come si deve il capitolo 12 dell’Apocalisse se non si ammette in partenza il fatto che l’autore abbia, per cosi’ dire, fuso insieme, come in una sorta di telescopio, in una visione unica, alcune realtà che sono senz’altro intimamente unite, ma anche perfettamente distinte. Ha infatti fuso insieme la nascita fisica di Cristo a Betlemme e la sua nascita metaforica sul Calvario, cosa che gli permette di parlare dei dolori atroci del parto. Ma la Donna coronata di stelle che genera Cristo è ugualmente una personificazione del popolo di Dio e più particolarmente della Sion ideale dei profeti, come dimostrato dal chiaro riferimento di Ap 12 5 a Is 66 7 in cui Sion dà nascita al popolo messianico.  » Quello che sorprende di più, forse, in questo passaggio dell’Apocalisse, è che San Giovanni, al posto di descrivere dirattamente la Passione di Cristo, parli soltanto della Compassione di sua Madre torturata per metterlo al mondo. Tutto avviene come se Passione di Gesù e Compassione di Maria fossero una cosa sola. Troviamo lo stesso fenomeno nella profezia di Simeone. Certo, in entrambi i casi Gesù resta l’unico Salvatore degli uomini. Ma, in entrambi i casi, le sofferenze della Madre sono considerate inseparabili dalle sofferenze redentrici proprie di Cristo. Redentore e Corredentrice : novello Adamo e novella Eva, per la salvezza dell’umanità.

Maria, regina degli apostoli e del sacerdozio

Pentecôte

Dopo l’ascensione di Nostro Signore, gli apostoli « ritornarono a Gerusalemme (…) Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C`erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, (…) con Maria, la madre di Gesù » (Ac 1 12-14). In questo momento, gli apostoli non hanno ancora ricevuto lo Spirito Santo che darà loro la forza di proclamare, fino al martirio, il regno di Dio, di annunciare il Vangelo fino ai confini della terra e di rendere testimonianza della morte e della resurrezione di Cristo. Mattia è stato appena eletto al posto di Giuda. Si ritrovano tutti e dodici con Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa. Maria prega con loro al piano superiore. Ella è come una mamma che tiene il suo bambino per mano per impedirgli di cadere e di farsi male. Questo bambino è la Chiesa, corpo mistico di Cristo. Infatti, non è possibile perseverare in Cristo se la grazia non si rinforza con l’aiuto di sua Madre piena di grazia. E’ presente anche colui che ha ricevuto l’incarico di condurre questo bambino, di tenergli, per cosi’ dire, l’altra mano : è Pietro, il primo Papa. Qualche giorno prima, Gesù aveva ricordato agli apostoli quanto aveva loro insegnato : « Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni » (Ac 1 5). « Mentre i giorni della Pentecoste stavano per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all`improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d`esprimersi. » (Ac 2 1-4). Maria, la Figlia di Dio, la Madre di Dio, la Sposa di Dio è là, presente, in mezzo agli apostoli. Ella, la Vergine incorruttibile, è coronata da questa effusione dello Spirito. In mezzo agli apostoli, ella è la loro regina. Oh, come è bello stringersi contro il seno di una cosi’ dolce regina, di una cosi’ tenera mamma ! Oh, come è grande e santo affidarle il proprio ministero, a lei, regina del sacerdozio ! Oh, come piace alla Santissima Trinità di ricevere le preghiere attraverso di lei e di accordare attraverso la sua intercessione le grazie divine ai suoi apostoli, ai suoi sacerdoti e a tutti i suoi figli !

L’Assunzione

Vierge Marie Assomption

La fine della vita della Vergine fu la Vita gloriosa e immediata, ossia, il Signore invio’ i suoi angeli per elevarla, corpo e anima, alla gloria del cielo. Esistono dei fondamenti dogmatici a questo avvenimento : colei che aveva portato il Vivente non poteva conoscere la morte e colei che non era stata profanata nella sua umanità non poteva conoscere la profanazione del sepolcro. A questo si aggiunge il fatto che Maria era assimilabile a Eva prima del peccato originale. Preservata dal peccato, la vergine Maria doveva essere preservata anche dalla pena, ossia dalla corruzione della morte. Attraverso l’Assunzione della Vergine, il Signore insegna ai credenti una verità che ci incoraggia a credere alla resurrezione della carne ed alla ricompensa di una vita eterna e beata per i giusti. Inoltre, ci insegna anche che il cuore della Madre degli uomini si trova in Cielo, palpitante di un amore ansioso per noi tutti, giusti e peccatori, desiderosa di averci tutti al suo fianco, nella patria beata, per l’eternità.

Le prime fonti riguardo una festa che celebrava la morte e la glorificazione di Maria risalgono al V°secolo, al santuario mariale del Getsemani *   Cosa che non significa affatto che questo culto non esistesse già in precedenza e che avesse atteso il V° secolo per cominciare. . Nel VI° secolo, la festga del 15 agosto è ammessa all’unanimità a Gerusalemme ed estesa a tutto l’impero di Oriente secondo l’editto dell’imperatore con il nome di « Dormizione » o di « Riposo » *   Tra tutte le feste della Vergine, Francesco sembra aver preferito l’Assunzione. D’abitudine, vi si preparava con un digiuno speciale di 40 giorni. Senza dubbio, si puo’ attribuire a lui l’abolizione dell’astinenza, accordata ai « fratelli e sorelle della Penitenza » in quel giorno, come nell’ « feste più grandi », ogni volta che questa solennità cadeva in un giorno di astinenza previsto dalla loro regola. Infatti, in quel giorno, tutto doveva cedere davanti alla gioia dell’onore accordato a Maria. . In effetti, i primi testi esitano tra il termine di Resurrezione e quello di Assunzione. Infine, il nostro sovrano pontefice, papa Pio XII, proclama nel 1950 il dogma dell’assunzione della Beata Vergine Maria : « …la Vergine Immacolata, preservata da Dio da ogni macchia del peccato originale, avendo compiuto il corso della sua vita terrestre, fu elevata corpo e anima alla gloria del cielo ed esaltata dal Signore come la Regina dell’universo, per essere più interamente conforme a suo Figlio, Signore dei signori, vittorioso contro il peccato e contro la morte. »

L’AMORE DI PREDILEZIONE DI FRANCESCO PER LA VERGINE MARIA

Tutte le biografie di Francesco attestano la venerazione ardente e straordinaria che Francesco aveva per Maria. Francesco, uomo semplice, cioé senza ricorso alla scienza dei libri, viene introdotto dalla preghiera e dalla meditazione nel cuore dei misteri di Maria. Non ci si deve quindi aspettare di trovare in Francesco la presentazione di una dottrina mariale chiaramente formulata come in un trattato di teologia, e nemmeno uno studio esaustivo e sistematico dei problemi. Tuttavia, Francesco ha capito il ruolo eminente della Vergine nel piano salvifico di Dio. Le sue parole ed i suoi scritti ci offrono il frutto della sua preghiera in una forma spirituale cosi’ personale, cosi’ originale e cosi’ unica che ancora oggi questi testi meritano un’attenzione particolare da parte nostra. *   L’essenziale (per non dire la totalità) delle righe che seguono è estratto dall’opera edita dalle Edizioni Francescane 1958, Temi spirituali, P. Kajetan Esser, ofm, p. 149 fino a p. 178.

Maria e Cristo

« Amava con un amore indicibile la Madre di Gesù Cristo, perchè ci ha dato per fratello il Signore di ogni maestà » (2 C 198), « e grazie a lei noi abbiamo ottenuto miesricordia» (LM 9 3). Queste parole cosi’ semplici dei biografi ci fanno scoprire il fondamento più profondo della venerazione che Francesco portava a Maria. Vierge Marie et François d'AssiseL’Incarnazione del Figlio di Dio era alla base di tutta la sua vita religiosa e, per tutta la sua vita, si era sforzato, con cura, di seguire in tutto le tracce del Verbo fatto carne. Doveva quindi, normalmente, un amore riconoscente a questa Donna unica, che ha messo Dio alla portata della nostra condizione umana, ma che, ancora di più, « ci ha dato per fratello il Signore di ogni maestà » *   Questa parola mostra precisamente che San Francesco segna un punto di arrivo ed una curva nella pietà della Chiesa del Medio Evo. A seguito di tutta la pietà anteriore, vede ancora in Cristo il « Dominus majestatis » (il Signore di ogni Maestà ), il Maestro che domina tutta la creazione, come è rappresentato nella « Maestà del Signore » dall’arte antica e dll’alto Medio Evo. Ma francesco sa anche – ed è questo che lo ravvicina al nuovo stile di pietà cristocentrica – che secondo il Vangelo (Mt 12 50 et 25 40-45) il Figlio di Dio è diventato, attraverso la sua incarnazione, il Fratello di tutti coloro che sono stati riscattati (1 Reg 22). La maternità divina di Maria gli offre la possibilità di unire questi due aspetti. . Di qui il rappporto stretto di Maria all’opera della nostra Redenzione : noi le dobbiamo di aver trovato grazia presso Dio.

L’Incarnazione del Figlio dell’uomo attraverso Maria provoca in Francesco un’azione di rendimento di grazie. Con gioia, ringrazia e loda il Padre celeste di aver accordato a Maria la grazia della maternità divina. Vede in questa grazia – ed in essa solamente – il primo ed il più importante motivo di lode e di venerazione per lei : « Ascoltate, fratelli miei. La Beata vergine Maria è talmente onorata – ed è giustizia – perchè ella ha portato Cristo nel suo seno benedetto… » (3 Let 21). Bisogna ricordarsi che all’epoca di Francesco, l’eresia catara, in virtù del suo prioncipio dualista, nega l’Incarnazione del Figlio di Dio ; allo stesso tempo, riduce a niente la partecipazione di Maria all’opera di Salvezza. Cosi’, perchè la sua pietà mariale traduca bene il suo pensiero di fronte a questo genere di errori, Francesco continua a sottolineare frequentemente, senza equivoco, la reale maternità della Vergine : « Il Padre altissimo, attraverso il suo santo Arcangelo Gabriele, annuncio’ la venuta di questo Verbo del Padre, cosi’ degno, cosi’ santo e glorioso, alla santa e gloriosa Vergine Maria, dal cui seno il Verbo ricevette veramente la carne della nostra fragile umanità » (1 Let 4). Nel « Saluto alla Madre di Dio », Francesco glorifica questa autentica maternità divina di Maria con una vera e propria litania : la acclama con dei termini concreti e suggestivi : « Palazzo e tabernacolo di Dio », « Casa e vestito di Dio », « Serva e Madre di Dio » *   Il fratello W. Lampen, ofm, ha riunito tutti i titoli con cui Francesco onora Maria (De S. Francisci cultu Angelorum et Sanctorum, in Arch. Franc. Hist 20 (1927), p. 12), e arriva a questa conclusione sorprendente che non ne ha impiegato nessuno due volte. In questo vede un segno dell’originalità poetica e dell’amore inventivo di San Francesco. . Queste espressioni mostrano bene la preoccupazione di salvaguardare nella cristianità dell’epoca, minacciata dal catarismo, l’immagine autentica di Maria.

Cerchiamo ora di chiarire cio’ che, in questo primo aspetto della pietà mariale di Francesco, mantiene un significato che vale per sempre. Sottolineiamo innanzitutto questo : Francesco non vede mai Maria in maniera isolata, staccata da questo mistero della maternità divina che da solo fonda il suo ruolo nel cristianesimo. L’importante, per San Francesco, nella sua venerazione verso Maria, è di far emergere concretamente il mistero di Cristo Uomo – Dio. Si puo’ affermare che, sottolineando fino a questo punto la maternità fisica di Maria, Francesco ha mantenuto nella vita cristiana, nella pietà e nell’ascesi, un’immagine netta, dinamica e travolgente, del Gesù storico, per sempre inseparabile al Signore resuscitato e salito al cielo, come testimoniano le Scritture. Di qui l’assenza, nel culto mariale di Francesco, di ogni astrazione, di ogni scienza concettuale. Egli parte sempre dal concreto, dal palpabile, dal fatto storico, e quindi, dalla rivelazione divina ; infatti questa si manifesta negli avvenimenti palpabili e concreti della storia della Salvezza. E’ proprio in questo che la pietà mariale di San Francesco marcherà in maniera viva e perenne tutto l’avvenire della Chiesa.

Maria e la Santa Trinità

Francesco ha nettamente coscienza che nella vita di Maria tutto viene da Dio. Francesco non glorifica mai Maria senza glorificare nello stesso tempo Dio uno e trino che l’ha scelta preferendola a tutte le altre e l’ha ricolmata di grazie smisurate. Francesco non vede e non contempla mai Maria da sola, per se stessa, e nemmeno unicamente nei suoi rapporti particolari con Cristo ; supera sempre questo piano per considerarla nella sue relazioni concrete e vive con la Trinità : « Ave, Maira, Signora santa, regina, santa Madre di Dio, tu sei la Vergine divenuta Chiesa ; scelta dal santissimo Padre del Cielo, consacrata da lui come un tempio con il suo figlio amatissimo e lo Spirito Paraclito, tu in cui fu e dimora ogni pienezza della grazia e colui che è ogni bene » (SBV 1-3). Ancora una volta possiamo constatare che tutti gli attributi di Maria di cui Francesco tesse l’elogio ci riconducono al mistero centrale della sua vita : la sua maternità divina. Ma questa maternità è, per l’umile Vergine, l’opera di Dio-Trinità. Anche la sua verginità perpetua è competamente basata sulla sua maternità divina. La verginità fa di Maria il « vaso purissimo » in cui Dio puo’ riversarsi con tutta la pienezza della sua grazia per realizzare in ella il grande mistero dell’Incarnazione. La sua verginità non ha quindi un valore in se stessa *   Non rischieremmo, in effetti, di confondere verginità e sterilità, se si facesse della verginità un valore in se ? , ma è pura recettività per l’azione divina che la feconda con una fecondità umanamente incomprensibile. Per questo « ella è interamente consacrata da Dio con il suo amatissimo e santissimo Figlio e lo Spirito Paraclito ». L’azione di Dio-Trinità non cessa di alimentare questa fecondità : « Tu in cui fu e dimora ogni pienezza della grazia ed ogni bene ».

Sainte Marie de la Portioncule

Francesco faceva recitare a ciascuna delle ore dell’officio un’ antifona che egli stesso aveva composto. Questa esprome ancora più nettamente le relazioni vive tra Maria e la Trinità : « Santa Vergine Maria, nessuna è simile a Te, tra le donne di questo mondo : figlia e serva del Re altissimo, il Padre celeste, madre del nostro santissimo Signore Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo. » Qui ancora, è l’opera della grazia divina in Maria che è esaltata con dei qualificativi appropriati. I primi due qualificativi sono chiari e non presentano alcuna difficoltà : li troviamo di già sovente impiegati nella tradizione anteriore della Chiesa. Ma ci dobbiamo fermare più a lungo sul terzo attributo : « sposa dello Spirito Santo », il cui impiego è cosi’ corrente oggi *   W. Lampen ha studiato l’opera del gesuita C. Passagli « De immaculato Deiparae semper Virginis conceptu » (tom. I, Napoli 1855), in cui si trova una lista di seicento titoli dati a Maria dagli autori ecclesiastici dell’Opriente e dell’Occidente. Ora, precisamente, non vi si trova l’epiteto in questione. Si suppone quindi, a buon diritto, che San Francesco sia stato il primo ad impiegarlo. . Poi, nella sua preghiera, traduce chiaramente cio’ che nel messaggio dell’Angelo Gabriele è detto in linguaggio velato. Maria diventa Madre per opera dello Spirito Santo. Siccome, vergine, si è aperta a questa azione totalmente o, come dice San Francesco, « in tutta purezza », ella è diventata, in quanto sposa dello Spirito Santo, « Madre del Figlio ». Qui soprattutto, la profondità di intuizione di San Francesco, fino al cuore del mistero, appare come il frutto della contemplazione. Infatti, secondo Tommaso da Celano, l’umiltà del Signore nella sua Incarnazione lo commuoveva al punto che poteva a mala pena pensare a qualcosa d’altro. Non si stancava mai di pensare a questo mistero. Era capace di consacrare delle notti intere alla preghiera, alla « lode di Dio e della gloriosa Vergine, sua Madre» (1 C 24).

Maria e il piano di Dio

Siccome Maria è Madre di Gesù, Francesco la invoca volentieri come « Madre di ogni bontà » (LM 2 8). Ecco perchè si stabilisce vicino alla Porziuncola, santuario dedicato alla Madre di Dio, perchè attendeva tutto dalla sua bontà : « Metteva in lei, dopo Cristo, una fiducia tutta speciale » (1 C 21). E’ proprio in questo santuario della Porziuncola che, secondo l’espressione di San Bonaventura, concepi’ e genero’ lo Spirito di verità evangelica, per i meriti della Madre di misericordia. Il Santo Dottore mette in rilievo questa asserzione mistica rapportandola al mistero dell’Incarnazione , in cui Maria « ha concepito il Verbo pieno di grazia e di verità » (LM 3 1, Lm 7 3). Mai si sarà penetrato più in profondità nell’amore e nella venerazione di San Francesco verso Maria. Ma questo culto mariale non si limita in lui a delle ardenti formule di preghiere e di inni di lode ; sbocca, invece, in una preoccupazione costante di fare sua, in tutto, l’attitudine di Maria nei confronti della Parola di Dio, del Verbo di Dio. Vierge Marie et François d'AssiseTutto comincia con una concezione : come Maria, l’uomo deve ricevere in se la Parola di dio, accoglierla con una fede obbediente ed esserne totalmente penetrato. In seguito, questa concezione deve arrivare ad una nascita : sempre come Maria, l’uomo deve, nella sottomissione della sua fede, generare la Parola di Dio, darle forma e vita. San Bonaventura nota una sorta di parallelismo del mistero dell’Incarnazione del Verbo in Maria e in Francesco. Non avrebbe potuto trovare un lignuaggio più felice e più penetrante per esprimere l’orientamento mariale della vita evangelica del Poverello. San Bonaventura non introduce, nella biografia del fondatore del suo Ordine, delle concezioni teologiche estranee. Basta rileggere la lettera di Francesco a tutti i fedeli del mondo : li’ viene svelato il suo pensiero con una rara abbondanza. Nelle prime righe (1 Let 4-5 (seconda redazione )), descrive la nascita del Verbo divino dal seno della gloriosa e santa Vergine Maria. Ma non è soltanto in Maria che si realizza questa nascita divina ; ella tende a riprodursi in maniera mistica nel cuore dei fedeli. Più avanti, in questa lettera, Francesco interpreta questo mistero in una sintesi estrema che ci colpisce, nel modo di esprimersi che gli è proprio : « Noi siamo per lui delle madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo con l’amore, la lealtà e la purezza della nostra coscienza e che noi lo facciamo nascere attraverso le nostre buone azioni, che devono essere per gli altri una luce ed un esempio » (1 Let 53). Si potrebbe credere in principio che Francesco si limiti qui ad esporre una concezione piuttosto ascetica di questo mistero. Ma, nello stesso contesto, troviami un’altra affermazione, legata intimamente a quella che riguarda la maternità spirituale : « Noi siamo i suoi sposi quando, attraverso lo Spirito Santo, l’anima fedele è unita a Gesù Cristo ». Il mistero della maternità spirituale si fonda e si radica nel mistero parallelo dell’intimità nuziale creata dallo Spirito Santo tra Cristo e l’anima fedele *   Gesù ce lo insegna con vigore : « Ecco mia madre e i miei fratelli. Poiché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, costui è per me un fratello, e una sorella e una madre. » Mt 12 49-50.. Questa maternità non si sviluppa, quindi, unicamente, a colpi di sforzi e di performanze ascetiche, ma è innanzitutto un dono soprannaturale dell’amore di Dio nello Spirito Santo.

La nascita di Cristo nel cuore dei fedeli non è che un aspetto di questa maternità. In effetti, per Francesco, attraverso questa vita cristiana, ossia attraverso la « pratica del bene, luce ed esempio » per il prossimo, bisogna generare Cristo negli altri. Qui, la funzione materna di una vita cristiana personale sbocca nella Chiesa intera per generarvi la vita. Francesco parlava sovente di questa funzione materna del fedele nella Chiesa ; è cosi’ che applica « ai suoi fratelli semplici e illetterati » questa parola delle Scritture : « La sterile partori’ sette volte » (1 S 2 5), e ne da il commento seguente : « La sterile è il povero fratello che non ha per missione di generare dei figli alla Chiesa ; ma si vedrà nel giorno del giudizio che questi è divenuto la madre di numerosi figli, poichè il Giudice gli attribuirà per la sua gloria tutti coloro che converte a Cristo attraverso le sue preghiere e che nessuno vede » (2 C 164).

Cio’ che si è realizzato nella maternità di Maria per la salvezza del mondo si prolunga ancora e sempre per l’azione soprannaturale dello Spirito Santo nel cuore dei fedeli. Non è qui, in fondo, il mistero stesso della Chiesa, al quale partecipano i fedeli ? Francesco sa che partecipa a questa grazia che contempla in Maria. Egli sa che si dovrà realizzare grazie a lui ed ai suoi nella Chiesa quest’opera stessa della grazia. Maria è per lui, innanzitutto e soprattutto la Madre di Cristo ; ecco perchè l’ama di un amore indicibile. Maternità divina, ecco il mistero che i suoi occhi discernono nei fedeli « che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica » (Lc 8 21), e prendono parte in tal modo alla funzione materna di nostra Madre Chiesa. Arrivati a questo punto, noi possiamo riassumere l’ideale mariale di Francesco in questa formula : Vivere nella Chiesa come ha vissuto Maria.

LA VERGINE MARIA, UMILE SERVA DEL SIGNORE

Articolo 9.

Francesco ebbe un amore di predilezione per la Vergine Maria, umile serva del Signore, sempre disponibile alla sua parola e alla sua chiamata ; la volle come protettrice ed avvocata della sua famiglia *   2 C 198.. I laici francescani le testimoniano un amore fervente imitando la sua disponibilità totale e attraverso una preghiera fiduciosa e attenta.

Nell’ultima parte di questo capitolo cercheremo di non fare delle « ripetizioni » rispetto a tutto cio’ che è stato detto in precedenza. Allora, siccome l’aspetto della disponibilità della Vergine è stato abbondandemente sviluppato precedentemente in questo capitolo (vedi in particolare il fiat dell’Annunciazione), senza tuttavia dimenticarcene, insisteremo innanzitutto su una delle forme concrete della pietà mariale di Francesco, ossia la povertà della Vergine. Constateremo che la pietà mariale di Francesco non è nella sua vita come un corpo estraneo ed isolato. Esteriormente ed interiormente, fa una cosa sola, un’unità indissolubile, con il suo ideale di imitazione di Cristo, soprattutto per quanto concerne la grande povertà. Scopriremo in seguito perchè Francesco volle scegliere la Vergine Maria come sua protettrice ed avvocata della sua famiglia. Infine, approfondiremo come testimoniare a Maria, sia nella preghiera personale che comunitaria, il nostro amore per Lei.

Maria, la povera Signora

Secondo Tommaso da Celano, l’umiltà del Signore nella sua Incarnazione scuoteva Francesco a tal punto che poteva appena pensare ad un’altra cosa (1 C 84). Non si stancava mai di pensare a questo mistero. Questa azione dell’amore divino, accolta da Maria con un cuore pieno di fede, con un si senza riserve, elevava, agli occhi di Francesco, la Madre di Dio al di sopra di tutte le creature. Per questo egli cantava questa « Signora Santa, Regina Santissima », come la « Signora del mondo » (LM 2 8). Ma Francesco sottolinea ancora con forza in Maria un altro titolo di nobiltà, frutto del primo : ella è per lui la « povera Signora » (2 C 83). Ma qui ancora, questo titolo non ha per lui un valore autonomo ed isolato : vede nella povertà di Maria una replica concreta di quella di Cristo. Ella è il segno di una comunione di Maria al destino di suo Figlio, totale e voluta. Maria ed i discepoli hanno preso parte alla povertà redentrice di Cristo ; a sua volta Francesco vuole parteciparvi, insieme con tutti coloro che vogliono seguirlo. Cosi’, quando esige dai suoi fratelli una vita di povertà e di mendicità, ricorda loro l’esempio di Cristo, « che fu povero e senza dimora, che ha vissuto di elemosine, lui e la beata Vergine, ed i suoi discepoli » (1 Reg 9 5). In tal modo lui chiamava la povertà della regina di tutte le virtù, perchè questa ha brillato con una tale lucentezza presso il Re dei re e sua Madre, nostra Regina (LM 7 1).

Francesco vedeva in Maria colei che ha amato al di sopra di tutto la vita evangelica di povertà. Vierge MarieSecondo lui, ella dava più valore ad una tale vita che a qualsiasi segno esterno di venerazione. Un giorno, Fratello Pietro da Catania, Vicario dell’Ordine, vedendo affluire a Santa Maria della Porziuncola una moltitudine di fratelli stranieri, si trovo’ in grande imbarazzo per nutrire tutta quella gente, perchè le elemosine non bastavano. Disse allora a Francesco : « Padre, io non so più cosa fare. La gente accorre in folla qui da ogni parte e non ho abbastanza per venire incontro a tutti i loro bisogni. Dammi, ti prego, il permesso di ricevere e di mettere in riserva una parte dei beni dei novizi che entrano presso di noi, ed io potro’ attingervi quando ne avro’ bisogno » « Mio fratello carissimo, risponde Francesco, lungi da noi questa pretesa pietà : in favore di un uomo tu peccheresti contro il Vangelo ! » « Allora che cosa devo fare ? » replico’ fratello Pietro da Catania. E Francesco rispose : « Se tu non puoi provvedere altrimenti alle necessità dei fratelli, spoglia piuttosto l’altare della Vergine e togli tutte le guarnizioni. Credimi: Ella sarà motlo più contenta nel vedere che viene osservato il Vangelo di suo Figlio e che il suo altare viene spogliato, piuttosto che vedere il suo altare ornato e suo Figlio disprezzato. Il Signore manderà certamente qualcuno a rendere a sua Madre cio’ che ci avrà prestato » (2 C 67). Un tale racconto ci mostra quanto Francesco prendesse sul serio l’imitazione della povertà di Maria, e quanto questa povertà si integrasse in una vita interamente conforme al Vangelo.

Maria, protettrice dell’Ordine

San Bonavventura racconta che Francesco, nei primi anni dopo la sua conversione, voggiornava volentieri alla Porziuncola, chiesa dedicata alla vergine Madre di Dio e che nella sua preghiera la supplicava incessantemente di essere per lui un’ « avvocata » piena di clemenza. (LM 3 1). Ma non la volle solo per se stesso, ma anche per i suoi fratelli, come dice tommaso da Celano : « Ma noi abbiamo un buon argomento per essere gioiosi, poichè ha voluto sceglierla come Patrona dell’Ordine *   Advocata significa sia protettrice che avvocata, che favorisce e che difende. Quest’invocazione si trova nel Salve Regina (sec. XI). e mettere all’ombra delle sue ali, affinchè li covi e li protegga fino alla fine, i fratelli che lui stesso, un giorno, dovrà abbandonare » (2 C 198). Per Francesco ed i frati Minori, che avevano rinunciato a tutti i beni di questo mondo, questo termine di avvocata non poteva avere altro che un significato spirituale *   All’epoca di Francesco e anteriormente, alcuni Ordini proprietari di grandi beni facevano appello ad un avvocato che li rappresentasse davanti ai tribunali secolari. L’avvocato doveva proteggerli e se necessario difenderli contro ogni violenza ed usurpazione esterna. Più di una volta, nel corso dei tempi, ci furono abusi. Per questo i Cistercensi rinunciarono per principio agli avvocati (anche se talvolta ebbero a pentirsene) e scelsero Maria come Avvocata del loro Ordine. . Maria doveva rappresentare i Fratelli presso il Signore, prendersi cura di loro e proteggerli in uttte le peripezie e le crisi della loro esistenza. Vierge MarieAlla protezione dell’Ordine si aggiungeva, per Francesco, l’intercessione di Maria presso Dio Trinità. Quest’intercessione si esprime tanto a livello dell’azione di grazie, quanto a livello della remissione dei peccati.

Francesco si rivolge quindi a lei, « la gloriosa, sempre Vergine e beata, Santa Maria », per supplicarla umilmente, alla presenza di tutti gli angeli e di tutti i santi, di aiutare lui e tutti i Fratelli Minori a ringraziare « Dio Eterno e Santo », « come a Lui piace » (1 Reg 23 6), per le sue grazie immense, per la sua opera di Salvezza. Alla testa di tutta la Chiesa trionfante, che ella si degni di presentare in nostro nome questa azione di grazie all’eterna Trinità.

Francesco confessa anche tutti i suoi errori, tutte le sue mancanze verso la vita evangelica dettata dalla Regola e le sue infedeltà nella lode divina alla « beata Maria sempre Vergine ». Notiamo che li confessa alla Vergine Maria dopo averle confessate a Dio Trinità e prima di farlo a tutti gli altri santi. Fa questa confessione perchè « non ha sempre detto l’officio secondo la Regola : sia per negligenza, sia per malattia, sia perchè ignorante e senza cultura » (3 Let 39). E’ soprattutto a proposito delle sue mancanze verso Dio che si rivolge pieno di fiducia alla sua « avvocata », perchè lo prenda sotto la sua protezione. Questa domanda viene espressa con grande profondità nella parafrasi del Padre Nostro : « … rimetti a noi i nostri debiti, grazie alla tua ineffabile misericordia, grazie alla virtù della Passione dell’amato Figlio tuo e per i meriti e l’intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti ».

Testimoniamo a Maria un amore fervente

L’articolo 9 della nostra regola ci invita a testimoniare alla Vergine Maria un amore fervente. La nostra Regola, sempre concisa, pratica ed aperta, ci orienta verso due mezzi concreti : innanzitutto, attraverso l’imitazione della disponibilità totale di Maria nei confronti del Signore ; in secondo luogo, attraverso una preghiera fiduciosa e attenta alla Vergine Maria.

La disponibilità totale di Maria è certamente riassunta al meglio nella risposta che diede all’angelo inviato da Dio Trinità nel giorno dell’Annunciazione : « Ecco la serva del signore ; avvenga di me quello che hai detto ». grazie al suo si, ella diviene corporalmente la Madre del Signore. Ma questo fatto biologico è realtà teologica, poichè è la realizzazione del contenuto spirituale più profondo dell’alleanza che Dio voleva concludere con Israele. E’ cio’ che fa meravigliosamente intravvedere l’evangelista Luca nella proclamazione di Elisabetta : « Beata colei che ha creduto » (Lc 1 45) e nella risposta di Cristo all’interpellazione della donna : « Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica » (Lc 11 27). Chi, meglio di Maria, ha creduto alla Parola e l’ha messa in pratica ? Noi ritroviamo nelle disposizioni di Maria le nostre grandi e gravi intenzioni : la volontà di suo Figlio, che il nome di Dio sia glorificato, che venga il suo regno e che sia fatta la sua volontà come in Cielo, cosi’ in terra.

La venerazione di Maria è la via più sicura e più corta per avvicinarci concretamente a Cristo. Meditando la vita di Maria in tutte le sue fasi noi apprendiamo cosa vuol dire vivere con Cristo e per Cristo, nella vita quotidiana, in una prossimità che non presenta nessuna esaltazione, ma conoscendo una prossimità interiore perfetta. Contemplando l’esistenza di Maria, noi ci poniamo anche nell’oscurità che è imposta alla nostra fede ; tuttavia, noi impariamo come essere costantemente pronti, quando Gesù reclama all’improvviso qualche cosa da noi. Le preghiere mariali impiegate più sovente ci conducono sempre in questa prossimità concreta con il Signore e con tutto il mistero della Redenzione. Indichiamo solanto tre di questre preghiere.

L’Ave Maria si compone principalmente di parole della Sacre Scrittura, tranne nella domanda finale : il saluto dell’angelo (Ave o Maria, piena di grazia, il signore è con te), seguito dalle meravigliose parole di Elisabetta, che ci mostrano allo stesso tempo qual’è il vero culto mariale (tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù). La domanda finale che, con il concilio di Efeso dà a Maria il titolo cristologico di « Madre di Dio », formula il più semplicemente possibile l’intenzione del cristiano peccatore nella Chiesa : richiesta di intercessione per ora e per l’ora della morte che decide tutto.

chrétiens en PrièreAllo stesso modo, l’Angelus non si distacca in nessun modo da quando è già presente nella Bibbia : le tre brevi formule sono cristocentriche : annuncio dell’Incarnazione, consenso della Vergine, compimento dell’Incarnazione stessa. I tre Ave aggiunti ci fanno restare vicino alla creatura umana in cui si è realizzato il miracolo dell’Incarnazione e, in tal modo entrare, per cosi’ dire, anche noi, nella luce del miracolo. Ogni cristiano che prega in tal modo, sa che l’Incarnazione del verbo concerne immediatamente anche lui e che essa deve realizzarsi anche in lui, se vuole portare il nome di Cristiano.

Infine, il Rosario. Certo, ecco una preghiera che non è sempre facile e che non interessa tutti allo stesso modo. Questo modo di preghiera condensa tutta la storia della salvezza, la rappresentazione concreta dei misteri della vita di gesù : la sua giovinezza, la fine della sua vita pubblica nella passione, la sua resurrezione e il suo compimento, nel quale introduce anche Maria come archetipo della Chiesa : rappresentazione della preghiera di Cristo al Padre e alla fine la glorificazione sempre nuova della Trinità ; il tutto introdotta da una professione di fede completa. Nella successione degli Ave Maria si apre per l’orante contemplativo uno spazio quasi infinito del mondo della preghiera, uno spazio che puo’ essere percorso in tutte le direzioni ; ma, per non perdersi, Maria viene data come punto di appoggio. In Lei, il mistero della Trinità sboccia per la prima volta. Ella accompagna in seguito il Dio incarnato, dalla culla al calvario, e al di là, alla vita glorificata. Maria, come nessun altro, è associata al cammino di Gesù fino all’Assunzione corporale nel cielo, che le viene data per prima tra i credenti che dovranno un giorno seguirla. Cosi’, ecco una preghiera composta di testi e di aspetti puramente biblici che, per questa ragione, è stata incessantemente raccomandata ai cristiani nel corso dei secoli, sia per la preghiera comunitaria che per la preghiera personale.

DOMANDE

Ho memorizzato bene ?

  1. Per una grazia eccezionale di Dio e senza alcun merito da parte sua, Maria è nata senza macchia, Immacolata concezione. Esistono, purtanto, dei meriti che appartengono personalmente alla Vergine. Infatti, durante tutta la sua vita terrestre, la Vergine Maria ha vissuto delle disposizioni di cui il Signore si compiace, disposizioni che noi siamo invitati a meditare e ad imitare. Quali disposizioni sono ?
  2. Il segrato dei santi, è di andare verso Gesù passando attraevrso Maria, poichè non è possibile perseverare in Cristo se la grazia non viene fortificata con l’aiuto di Maria, piena di grazia. Francesco, che scelse la Vergine come protettrice ed avvocata della sua famiglia, ha capito il posto eminente della vergine nel piano salvifico di Dio. Mi ricordo di come Francesco vede Maria nel piano di Dio ?
  3. Francesco disse un giorno a Pietro di Catania di andare a spogliare l’altare della Santa Vergine per rispondere ai bisogni materiali dei fratelli che venivano alla Porziuncola. Quale(i) ragione(i) invoca Francesco per giustificare un tale atto ?

Per approfondire

  1. La Vergine Maria è veramente Colei che ha portato in sé il Signore. L’Arca dell’alleanza dell’Antico testamento, che poteva allora sembrare un’alleanza definitiva tra Dio e gli uomini, prefigurava Maria, Arca virginale della nuova alleanza, più preziosa di quella che conteneva la manna e le tavole della legge. Questo capitolo sulla Vergine Maria, Madre di Gesù, comincia con il magnifico cantico di Tobia (Tb 13 11-14) che sembrava riferirsi alla città di Gerusalemme. Posso rifare la lettura di questo cantico mostrando in che modo la predilezione i Tobia, in ogni riga, riguarda la Vergine Maria ?
  2. La nostra regola invita i laici francescani a testimoniare a Maria un amore fervente, imitando la sua disponibilità totale. Nella condizione umana che mi è propria, come posso imitare la vergine Maria, umile serva del Signore, Ella che si è sempre mostrata disponibile alla sua parola e alla sua chiamata ?
  3. La nostra regola invita i laici francescani a testimoniare a Maria un amore fervente attraverso una preghiera fiduciosa e attenta. Io so prendere il tempo di essere per il Signore attraverso Maria ? In caso di risposta negativa, quale(i) buona(e) disposizione(i) posso adottare, a partire da oggi, per pregare, con fiducia e attenzione, la Beata sempre vergine Maria ?
Lys pureté
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Realizzato da www.pbdi.fr Illustrazione di Laurent Bidot Traduzione : Elisabetta Daturi